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Il fantasma delle vacanze di famiglia

Il fantasma delle vacanze di famiglia

Il fiume Mella tra Fornaci e Castelmella
Il fiume Mella tra Fornaci e Castelmella

Il fantasma delle vacanze di famiglia, un articolo che ripercorre, attraverso i ricordi, la cronostoria delle nostre poche vacanze. Il titolo è dedicato a mio padre, che non è mai andato in vacanza.

Nei loro viaggi i ricordi portano sempre come bagaglio les ravages du temps e questa purtroppo è una realtà molto triste.
Carl William Brown

La morte non è poi una cosa così brutta, ma fintanto che si è vivi il suo pensiero è una figura piuttosto ossessionante.
Carl William Brown

Vedendo alcune mie conoscenti in montagna durante le vacanze natalizie, mi vengono in mente i ricordi dei bei tempi dell’università, quando io dovevo lavorare ai festivi, sempre, mentre parecchie mie compagne di corso andavano a divertirsi, l’estate al mare, e d’inverno sulla neve!
Carl William Brown

Non scambierei tutte le viste più belle della natura, siano scenari spettacolari di montagna, di mare, di pianura o di città, con un solo sguardo del volto, sereno, allegro, ma anche sofferente, di mia madre.
Carl William Brown

Lago di Garda Desenzano
Lago di Garda Desenzano

Il suono delle onde del mare mi ricorda quello del battito del cuore di mia madre filtrato dal liquido amniotico nella sua placenta. E’ un’associazione che tuttavia non riesce a calmare la mia angoscia per la sua scomparsa.
Carl William Brown

Non sono mai andato in vacanza con mio padre, anche perché mio papà le sue ferie, una quindicina di giorni in Agosto (le altre due settimane le faceva durante l’anno), le trascorreva a tinteggiare l’appartamento sotto la guida vigile, attenta e un po’ fastidiosa di mia madre.
Carl William Brown

Quello che distingue un vero samurai dagli altri personaggi, è che il combattente originale cammina sempre con la morte al suo fianco e si allena sempre, con la mente soprattutto, invece di andare in vacanza, anche quando è festa.
Carl William Brown

Un vero guerriero non va mai in vacanza, il conflitto infatti non ammette alcuna tregua.
Carl William Brown

Sono sempre molto restio a parlare di me e delle mie esperienze passate, così come lo sono a scrivere dei miei ricordi, forse anche perché la cosa mi genera ansia, melanconia, tristezza e pure angoscia, anche perché il tutto è strettamente associato alla morte, alla distruzione, al tempo trascorso che non ritornerà mai più, e contemporaneamente questo stato d’animo è collegato alla paura e alla rabbia per le condizioni presenti sempre peggiori di quelle appunto passate.

Mamma Innocenza a Venezia
Mamma Innocenza a Venezia

Tuttavia, poiché è estate ed è il periodo delle vacanze, voglio rammentare alcuni momenti della mia vita passata, più che altro per rendere omaggio ai miei genitori, e alla loro vita di sacrifici. Naturalmente questo è anche un pretesto per collegare la narrazione ad alcuni miei pensierini, i quali chiaramente riflettono la mia filosofia, sempre piuttosto critica, polemica, ma soprattutto arrabbiata.

Diciamo subito che le vacanze intese come villeggiatura al mare o in montagna nella mia famiglia sono sempre state una sorta di chimera, vuoi per le difficoltà economiche, vuoi anche proprio per una mentalità che si era forgiata appunto negli anni di indigenza del periodo bellico della Seconda guerra mondiale, infatti mio padre era del 1926 e mia madre del 1933. Io poi sono nato nel 1960, dopo tre anni dal loro matrimonio, ma anche quando negli anni seguenti le cose pian piano sono migliorate, grazie ai sacrifici e al cosidetto boom economico, ormai le abitudini si erano già radicate, e le vacanze ormai non interessavano più.

Eccezione a questo modus vivendi, i miei nonni paterni, che trascorrevano tutti i mesi estivi a Capovalle, un comune di circa 330 abitanti sulle montagne dell’alta Valle Sabbia sul confine con la Val Vestino, tra il lago d’Idro e il Lago di Garda, dove affittavano un piccolo appartamento, e dove io, nemmeno con mio padre, non sono mai andato, in quanto ero molto più legato ai miei nonni materni, che in vacanza non ci sono mai andati ed anche perché quello era lo spazio privilegiato dei miei cugini, i figli della sorella di mio papà, la Zia Elena, purtroppo morta giovane a soli 43 anni.

Quindi, ricapitolando, da piccolo con la mia famiglia non sono mai andato in villeggiatura, mia madre era stata soltanto una volta in montagna con la madre e le sorelle, a Bezzecca, nel comune di Ledro in Trentino e mio padre non era mai andato via da casa, se non per escursioni brevi di una giornata. La casa dei miei nonni materni era a poca distanza dal fiume Mella, appunto alla fine di Via del Mella, in località Fornaci, l’altra sponda era invece già parte del comune di Castelmella, e famose nei ricordi dei nostri paesani erano appunto le liti, con relative sassaiole, tra gli abitanti dei due territori.

Papà Luciano di ritorno da una visita medica
Papà Luciano di ritorno da una visita medica

Tanto per citare un breve anedotto, mio padre Luciano, nato a Sant’Eufemia della Fonte, si era poi trasferito con la famiglia a Castelmella e dopo alcuni anni a Fornaci, in pratica si era spostato di alcuni chilometri, visto che in pratica i due comuni erano attaccati l’uno all’altro, bene, sul libretto dell’anagrafe che ancora possiedo, c’era scritto: “E’ emigrato da Castelmella a Fornaci e poi ovviamente gli indirizzi e la data, eravamo nel 1930”.

Fino ai dieci, undici anni pertanto ho passato tutte le mie estati sul fiume Mella, con mio nonno Emilio, che mi ha insegnato a nuotare e poi con gli amici. Nell’ultimo periodo di questa fase andavo spesso anche a pescare alle cave sulla Quinzanese, distanti una decina di chilometri da casa mia, situata sulla statale, più o meno in centro al paese di Fornaci, e che a sua volta distava un 700 metri dalla casa dei miei nonni paterni, che non frequentavo mai, e a cira un chilometro e mezzo dalla casa dei miei nonni materni, dove trascorrevo praticamente quasi ogni giorno.

In quei giorni di sole ne ho preso parecchio, anche perché partivo la mattina e tornavo la sera. Questo è stato il periodo dei pesci gatto, di qualche piccola tinca e a pensarci bene, una delle fasi più tranquille e serene della mia esistenza, di cui ancora mi ricordo i sogni notturni che avevano come protagonista il galleggiante della canna che pian piano si inabissava nel laghetto.

Quando poi sono andato in prima media, con l’arrivo dell’estate è giunta anche l’ora della mia prima esperienza in colonia. Si poteva andare o al mare o in montagna in quanto mio papà lavorava alla Breda di Brescia, e la Fondazione Ernesto Breda, costituita nel 1921, aveva tra i propri compiti l’invio dei figli degli operai alle cure marine e montane e di operai e famigliari adulti alle cure balneari e climatiche.

Carl William Brown a Viareggio
Carl William Brown a Viareggio

All’epoca queste organizzazioni, ed erano parecchie, cercavano inoltre di favorire le cure contro la tubercolosi, l’erogazione di sussidi di maternità e allattamento, l’assistenza agli allievi di scuole superiori e professionali e via dicendo; così visto che odiavo la montagna, decisi di andare al mare, e per ben due anni consecutivi, una volta con il figlio di un collega di mio padre e una volta con mio cugino, il figlio di Saverio, fratello di mio padre, penso a Cesenatico o giù di lì, tanto è vero che venne a trovarmi anche mia zia Gabriella con il marito Gigi che all’epoca era solita andare a Senigallia.

Vi risparmio le mie impressioni su queste vacanze, anche perché saranno il tema di un prossimo articolo, ma vi dico sin d’ora che non le ho apprezzate molto, anche a causa del mio carattere, che sin da piccolo non ha mai amato molto la compagnia dei suoi simili, tanto è vero che non ho mai frequentato neanche l’asilo.

Dopo la fine degli esami di terza media, invece passai un bel mese intero a Bosa Marina in Sardegna, ospite di mia Zia Rosa e dello Zio Gianni che anche se alle sue prime esperienze era sul luogo per dirigere il cantiere di una diga. Questa è stata la mia più lunga e bella vacanza, abbiamo visitato tutta la Sardegna, compreso i luoghi più caratteristici e naturali, e poi mi sono veramente goduto il mare, all’epoca a dir poco veramente spettacolare.

Dopo, quando sono andato alle superiori è arrivato il periodo del lago di Garda, e qui in pratica ho passato molte giornate e weekend con gli amici, vari giorni con mia zia Rosa e mio zio Gianni e anche alcune giornate con mia mamma Innocenza, che mi accompagnava a pescare. I luoghi che frequentavo maggiormente erano Toscolano, Maderno, Salò, Desenzano e naturalmente Sirmione, dove alcuni anni dopo mi recai per alcune stagioni anche alle terme. Ho anche fatto una vacanza in campeggio sul lago d’Idro con degli amici e qui ho sperimentato le mie prime infatuazioni.

Mamma da giovane in Montagna
Mamma da giovane in Montagna

In seguito a parte il soggiorno a Fano per il CAR del militare e poi l’anno passato a Trieste per svolgere appunto il servizio di leva, una vacanza a Riccione con alcuni amici e una sul lago di Ledro in Trentino di vacanze non ne ho più visto l’ombra, soltanto studio all’università e lavoro part-time nei giorni festivi, qualche viaggio studio all’estero e ogni tanto qualche nuotata in piscina, abitudine che avevo preso da ragazzetto durante il campo estivo, quando ci si recava in bicicletta alla piscina di Buffalora, dove all’epoca ci si poteva tuffare sia dal trampolino, sia dalla piattaforma e ancora mi ricordo il fisico statuario di una mia coetanea, una certa Laura.

Finito poi l’università ho iniziato a lavorare come insegnante, e poi i concorsi, la scrittura, le vaste letture, le varie storie sentimentali un po’ turbolente, alcuni periodi un po’ scapigliati e insomma tralasciando i particolari sono arrivato alla soglia dei quarant’anni, e qui mi sono finalmente concesso alcune vacanze sia sull’Adriatico, a Rimini, Riccione, una volta con mia mamma a Igea Marina all’albergo Giardino e poi in seguito sul tirreno, per alcuni anni a Viareggio e Marina di Pietrasanta.

Nel frattempo con mia mamma avevamo trascorso anche alcuni giorni a Firenze, e poi delle gite brevi di un giorno a Venezia, Milano, Bergamo e via dicendo. Mio padre invece non si muoveva mai, anche se una volta andato in pensione dopo l’ictus del 1980, ne avrebbe avuto tutte le possibilità, ma diceva sempre che il posto in cui si stava meglio era sicuramente la propria casa, e così niente viaggi, né vacanze.

Tra una cosa e l’altra sono arrivato così ai cinquant’anni, e ho cominciato a tirare le somme delle mie esperienze vacanziere, ho tirato i remi in barca e per una quindicina d’anni ho assistito prima mio papà e poi mia mamma, entrambi invalidi a causa di diverse malattie, soprattutto mia mamma colpita dal Parkinson e da una malattia frontotemporale, oltre che dalla demenza senile. In questo lungo periodo non solo non sono andato in ferie, ma non sono andato neanche un giorno in piscina, solo casa, lavoro, studio, lettura, scrittura e la fase del trading, che come una droga mi ha aiutato a trascorrere questi lunghi anni di impegno e sofferenza, e qui mi è sempre stato d’aiuto il pensiero di mio padre, scomparso nell’Aprile del 2012 a 86 anni, il quale durante tutta la sua vita non aveva fatto un giorno di vacanza.

Papà all'uscita della clinica Sant'Orsola
Papà all’uscita della clinica Sant’Orsola

Anzi, i suoi quindici giorni delle ferie di Agosto (le altre due settimane le faceva durante l’anno), nel corso dei primi anni di matrimonio si dedicava anche a sistemare un po’ la casa in cui abitavamo a Fornaci, e che abbiamo lasciato nel 1984 per trasferirci a Brescia, sotto la guida vigile, attenta e un po’ fastidiosa di mia madre. Da aggiungere, per onor di cronaca, che la nostra badante in Agosto ha sempre fatto un mese di ferie, ed io, lo ripeto, nemmeno un giorno, anzi ho dovuto tribolare il doppio, non da solo ovviamente, e qui vorrei citare un aforisma di Freud, perché un po’ mi consola, “One day, in retrospect, the years of struggle will strike you as the most beautiful.”

Ora mia madre è morta, ha dovuto abbandonarmi nell’ottobre del 2023 lasciandomi suo malgrado nello sconforto più totale, perciò di andare in vacanza è un’opzione di cui non ne voglio nemmeno sentire parlare, e proprio per muovermi un po’ e fare qualche nuotatina sono andato alcuni giorni al parco acquatico di Montichiari, il Prato Blu, e altre poche volte in piscina qui in città.

Il quindici Agosto nel pomeriggio sono andato al cimitero, ma era chiuso, quindi il giorno dopo avrei già saputo dove dovevo andare. Continuo con la scrittura, la cura dei miei blogs e nutro la deprimente melanconia dei miei ricordi, e ancora una volta mi soviene la figura di mio papà, che non ha mai fatto un giorno di ferie, a parte quando era stato in ospedale per un mese, nella terza chirurgia di Giulini per un intervento di ernia inguinale.

La cosa invece che mi conforta un poco è che mia madre invece era riuscita a fare cinque anni di cure termali, ad Abano Terme e ai Bagni di Romagna, dove poteva sia curarsi, sia svagarsi ballando, conoscendo nuove amicizie e finalmente trovando pronto e mangiando un po’ bene all’ora dei pasti.

Sì, per lei queste sono state le vacanze più belle della sua vita e per di più trascorse spendendo molto poco, visto che il tutto era sovvenzionato dal servizio sanitario nazionale. Ma, e chi dice ma, il cuor contento non ha, mio papà non ha mai fatto nemmeno un giorno di vacanza, se escludiamo, quando ero molto piccolo, le giornate in cui mi portava sul seggiolino a fare qualche giro in bicicletta, di solito andavamo a Capriano del Colle passando per Flero, e questo la dice anche lunga sull’influenza del mio ambiente famigliare e del suo capofamiglia sul mio carattere e sui miei geni. Ultima cosa, ma non meno importante, è chiaro che il pensiero, i ricordi e i fantasmi dei miei genitori sono sempre con me, sia quando sono a casa, sia quando simulo di andare in vacanza.

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