Regali e ricordi per Santa Lucia, un articolo che ripercorre la storia, le tradizioni, il folklore popolare e i ricordi della festa della mitica Santa Lucia.
Zitti, zitti fate piano
vien la Santa da lontano,
porta a tutti dolci e doni
soprattutto ai bimbi buoni.
Ma se un bimbo è cattivello,
oltre tutto un po’ monello,
nulla trova nel tinello.
Quindi bimbi birichini
diventate un po’ bravini,
e i cuoricini tutti spenti
con la Santa si fan contenti.
Grazie, grazie Santa Lucia,
il tuo incanto mi porti via.
Filastrocca di Santa Lucia
Ormai è già più di un anno che è morta mia madre, e lo sconforto misto ad una profonda malinconia mi angosciano sempre parecchio, soprattutto in questo mese di Dicembre in cui le festività amplificheranno ancora di più il senso di vuoto e di perdita della persona a cui per forza di cose ero più legato. Il fatto poi di non avere una famiglia propria e di essere figlio unico, peggiora ancora di più la situazione, perché non si pensa quasi più al futuro, ma si è completamente assorti nei ricordi del passato.
Per alleviare un po’ questa tristezza faccio dell’attività fisica in casa e quasi ogni giorno vado a fare una camminata che abbino alla solita spesa per sopravvivere, tuttavia i miei pensieri sono sempre volti più alla mia vita trascorsa, che non a quella presente. Capita così un giorno che passando verso sera davanti a Toys, un negozio di giocattoli situato nel parco commerciale di Campo Grande alle porte di Brescia, mi sono ricordato di quanto ero spensierato e felice nel giorno di Santa Lucia, quando da piccolo ricevevo appunto i doni e i giocattoli per celebrare questa antica tradizione.
Chiariamo subito che in quel periodo non sapevo molto di Santa Lucia, se non che veniva con il suo asinello, suonando un campanellino i giorni precedenti alla data fatidica, e che era cieca. Ritornerò sulle emozioni che questa occasione mi procurava alla fine di questo articolo, ma prima voglio spiegare chi fosse questa santa, anche perché la sua festa, celebrata il 13 dicembre, anticipa il Natale ed è molto sentita in diverse regioni del Nord Italia, come il Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Santa Lucia è considerata la patrona della vista e della luce, e il suo culto è legato sia alla tradizione cristiana che a elementi di folklore locale.
Secondo l’Enciclopedia Bresciana di don Antonio Fappani, l’usanza originaria era esporre le scarpe vuote sui davanzali e proprio così era stata descritta dal poeta Cesare Arici, nel 1811: “Costume si è quello de’ fanciulli che espongono le loro scarpe sulle finestre nella notte di santa Lucia. È pia credenza nella buona fede de’ ragazzi, che quella Santa con certo suo alato asino celeste, svolazzi quella notte su pei balconi delle case e riempia di doni le scarpe che si trovano esposte, di ciambelle, di canditi e di confetti”. Una filastrocca diffusa anche a Brescia, inoltre, recita: “Santa Lucia questa notte, viene giù dalle sue grotte, viene avanti pian pianino, si nasconde nel camino. Ma se sente a brontolare, a far capricci o bisticciare porta via tutti i doni lascia cenere e carbone. E poi monta sopra il tetto, mentre noi andiamo a letto, e nel buio della notte fa ritorno alle sue grotte”.
In origine Santa Lucia era una giovane martire cristiana di Siracusa (Sicilia), vissuta tra il III e il IV secolo, durante le persecuzioni di Diocleziano. La sua festa cade appunto il 13 dicembre, che secondo il calendario giuliano era il giorno del solstizio d’inverno, il più corto dell’anno. Per questo motivo, il suo nome, che significa “luce” (dal latino lux), è stato associato al ritorno graduale della luce solare, tanto è vero che un famoso detto popalare recita anche che a Natale i giorni si allungano di un passo del gallo, e in dialetto Bresciano ci sta anche la rima, ovvero – A Nedàl i dé i sà slonga d’ön pas del gal -.
Molti luoghi celebrano la santa con processioni e messe solenni, spesso accompagnate da canti tradizionali e dalla benedizione degli occhi. In città come Verona, Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona, Santa Lucia è vista come una figura benevola che porta doni ai bambini, simile a San Nicola o alla Befana. La notte del 12 dicembre, i bambini lasciano biscotti, latte e fieno (per l’asinello della santa), sperando di ricevere giocattoli o dolci in cambio. Da considerare inoltre che un tempo il solstizio d’ inverno cadeva proprio nella giornata del 13 dicembre e in tale circostanza nelle campagne era uso praticare una specie di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati.
Si riallaccia ad analoga forma di solidarietà la storia di un presunto miracolo che risale al sedicesimo secolo. Si narra infatti che il Bresciano fosse stato colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie. Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia presa nella morse della fame: ma poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire.
L’ antica ospitalità, poi, voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini che cercavano riparo dal freddo e questi ultimi, a loro volta, prima di ripartire, dovevano lasciare un dono sulla porta della casa che li aveva accolti. Con il trascorrere del tempo si consolidò così l’usanza di fare regali in occasione del 13 dicembre.
Lucia, come abbiamo detto, era una giovane siracusana del III-IV secolo, ed è una figura tra storia e leggenda. Promessa in sposa a un patrizio, si dedicò ai poveri dopo aver ricevuto una visione di Santa Agata mentre pregava per la guarigione della madre malata. Tornata a Siracusa, ruppe il fidanzamento e distribuì la sua dote ai bisognosi. Il fidanzato, offeso e interessato alle ricchezze, la denunciò come cristiana al prefetto Pascasio. Nonostante torture e minacce, Lucia non rinunciò alla sua fede, dimostrandosi incrollabile. Arrestata, fu protagonista di un miracolo: il suo corpo divenne così pesante che nessuno riuscì a spostarlo.
Inoltre prima della sua esecuzione, avvenuta il 13 dicembre, ricevette l’Eucaristia e profetizzò la fine delle persecuzioni cristiane. Una leggenda narra anche che donò i suoi occhi a un giovane innamorato, ma questi le ricrebbero miracolosamente e di fronte al rifiuto di cederli nuovamente il giovane alla fine la uccise con una coltellata al cuore. Per questo Lucia è ricordata come un simbolo di fede e carità.
La cosa strana è che pur essendo Lucia originaria della Sicilia, i paesi del Nord Europa, come la Svezia, hanno da sempre avuto una forte devozione per lei, e il Nord Italia, essendo geograficamente più vicino, potrebbe averne ereditato alcune tradizioni. La celebrazione della festa di Santa Lucia è attestata per la prima volta nel Medioevo e continuò dopo la Riforma protestante negli anni 1520 e 1530, sebbene la celebrazione, nei modi odierni, abbia solo circa 200 anni. Santa Lucia è ancora oggi uno dei pochi santi celebrati dal popolo nordico prevalentemente luterano: danesi, svedesi, finlandesi e norvegesi, compresi quelli emigrati in nord America (negli Stati Uniti e in Canada).
In Scandinavia, come in tutta l’Europa protestante, fino alla metà del XVIII secolo, questa era la notte più lunga dell’anno in coincidenza con il solstizio d’inverno, in quanto era impiegato ancora il calendario giuliano. Tanto che il poeta inglese John Donne scriverà poi la poesia “A Nocturnal upon St. Lucy’s Day”, che riporto alla fine del testo. Sia i protestanti che i cattolici partecipano a queste processioni, e i ragazzi impersonano di solito altre figure legate al Natale, come Santo Stefano.
In Norvegia, in Svezia e nelle regioni di lingua svedese della Finlandia, si cantano canzoni a tema e le ragazze, vestite da Santa Lucia, portano in processione biscotti e panini allo zafferano, come metafora del “portare la luce del Cristianesimo attraverso le tenebre del mondo”. Si dice che celebrare compuntamente la giornata di Santa Lucia aiuterà a vivere le lunghe giornate invernali con sufficiente luce. Santa Lucia è celebrata anche in Argentina, nel paese sudamericano, gli italo-argentini originari di o nati a Siracusa e residenti a Buenos Aires (in particolare nel barrio de La Boca) e a Mar del Plata, festeggiano Santa Lucia in maniera molto simile, quasi identica, a quanto avviene in Sicilia.
Per ritornare ora alle mie esperienze personali devo dire che l’attesa della Santa, della sua festa e principalmente dei doni era circondata da un’atmosfera più che magica. La festa era scandita da una serie di rituali che venivano rispettati fedelmente e cominciavano già all’inizio di dicembre. Io naturalmente non sapevo che i giocattoli e i dolci li avrebbero acquistati i miei genitori e così ero tutto contento ed emozionato quando sentivo il campanellino a suonare. Si doveva anche andare a dormire presto perché si diceva che se si fosse vista la Santa, tutto l’incantesimo sarebbe svanito e non si sarebbero ricevuti i regali. Considerate che eravamo negli anni 60, non c’erano ancora i computer, né tantomeno i telefonini, e noi bambini eravamo ancora piuttosto ingenui e creduloni.
Così al mattino del 13 ci si svegliava presto, anche perché poi mio Papà doveva andare a lavorare, ed io sul tavolo della saletta trovavo i vari giocattoli che avevo richiesto, e un mucchio di dolci, cioccolatini, caramelle, marzapane, monete di cioccolato, torroncini e via dicendo. Ogni anno arrivavano doni e giocattoli nuovi, dal famoso trenino, al meccano, dai mattoncini lego alle pistole o ai fucili dei cow boys, dai soldatini con il loro fortino, ai modellini di macchine o di aerei, e dopo l’inizio delle scuole elementari anche dei libri degli autori Inglesi o americani più famosi, naturalmente in versione tradotta, ridotta e adattata per bambini, con le copertine disegnate e colorate.
Anche l’azienda dove lavorava mio padre, La Breda meccanica, oggi Leonardo per intenderci, regalava ai figli dei dipendenti vari doni, che ovviamente bisognava scegliere in anticipo, ed è così che anno dopo anno mi ero creato anche la mia prima raccolta delle Garzantine, anche se io in verità non le usavo molto, anche perché per le ricerche prima c’era l’enciclopedia Conoscere dei nonni, o per meglio dire, di mia zia Gabriella, che aveva una decina d’anni più di me e faceva le Magistrali, quando poi andai in prima media arrivò quella della De Agostini di Novara in 13 volumi, chiamata Universo, che mia mamma aveva acquistato a rate dal libraio Baronio.
Così per ritornare ai giorni nostri, mentre camminavo appunto in Campo Grande davanti al negozio Toys, e rievocavo tutti questi momenti sereni, emozionanti e spensierati di quando ero bambino, ancora inconsapevole della triste realtà del mondo che mi avrebbe circondato in seguito, e protetto e viziato dall’affetto e dall’amore dei miei genitori, pensavo che se mai ci fossero stati dei momenti nella mia vita in cui ero stato veramente felice e contento, beh senza dubbio questi erano da associare alla festa di Santa Lucia, il 13 Dicembre di tanti anni fa, e come al solito questi pensieri non potevano che suscitarmi ancora più tristezza e malinconia, perché ormai tutto ciò non vive che nel mondo nostalgico dei ricordi, ma nella realtà è tutto scomparso, come mio papà Luciano, come mia mamma Innocenza, o come i miei nonni materni, Emilio e Stella, e come il piccolo Brunetto che era così soddisfatto e radioso nel vedere i suoi giocattoli e per di più ora non si sente nemmeno più il dolce, meraviglioso e magico suono del campanellino. Ma, caro John, eh si, chi dice Ma, cuor contento non ha!
Tutto intorno a me appare moribondo, triste, desolato, eppure a guardare meglio sembra quasi che la realtà si diverta, se confrontata con me, che sono il suo epitaffio.
Carl William Brown Via John Donne
A Nocturnal upon St. Lucy’s Day By John Donne
‘Tis the year’s midnight, and it is the day’s,
Lucy’s, who scarce seven hours herself unmasks;
The sun is spent, and now his flasks
Send forth light squibs, no constant rays;
The world’s whole sap is sunk;
The general balm th’ hydroptic earth hath drunk,
Whither, as to the bed’s feet, life is shrunk,
Dead and interr’d; yet all these seem to laugh,
Compar’d with me, who am their epitaph.
Study me then, you who shall lovers be
At the next world, that is, at the next spring;
For I am every dead thing,
In whom Love wrought new alchemy.
For his art did express
A quintessence even from nothingness,
From dull privations, and lean emptiness;
He ruin’d me, and I am re-begot
Of absence, darkness, death: things which are not.
All others, from all things, draw all that’s good,
Life, soul, form, spirit, whence they being have;
I, by Love’s limbec, am the grave
Of all that’s nothing. Oft a flood
Have we two wept, and so
Drown’d the whole world, us two; oft did we grow
To be two chaoses, when we did show
Care to aught else; and often absences
Withdrew our souls, and made us carcasses.
But I am by her death (which word wrongs her)
Of the first nothing the elixir grown;
Were I a man, that I were one
I needs must know; I should prefer,
If I were any beast,
Some ends, some means; yea plants, yea stones detest,
And love; all, all some properties invest;
If I an ordinary nothing were,
As shadow, a light and body must be here.
But I am none; nor will my sun renew.
You lovers, for whose sake the lesser sun
At this time to the Goat is run
To fetch new lust, and give it you,
Enjoy your summer all;
Since she enjoys her long night’s festival,
Let me prepare towards her, and let me call
This hour her vigil, and her eve, since this
Both the year’s, and the day’s deep midnight is.
Se amate il Natale, le feste e la letteratura potete anche leggere i seguenti articoli:
Aforismi e citazioni sul Natale
Aforismi divertenti sul Natale
Aforismi e citazioni sulle feste
Aforismi di C.W. Brown sul Natale
Pensieri e riflessioni sul Natale