Pensioni e stipendi, casta, arte, cultura e giovani in Italia di Carl William Brown, un articolo di una vasta serie che indaga i vari fenomeni della stupidità.
La democrazia è una forma di religione. E’ l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari.
Henry Louis Mencken
Tieni conto che la grande ricchezza e l’estrema povertà rendono l’uomo infelice in quanto l’una produce lusso, pigrizia e moti rivoluzionari, e l’altra grettezza, lavoro scadente e moti rivoluzionari.
Platone
Per essere crudeli non serve infrangere le leggi, basta osservarle alla lettera.
Carl William Brown
Gli inferiori si ribellano per poter essere pari agli altri e coloro che sono pari per poter essere superiori: questa è la molla di tutte le rivoluzioni.
Aristotele
Se i precari sapessero la verità sulle loro pensioni, rischieremmo una rivolta.
Il Presidente dell’INPS
Una breve premessa. L’Italia ha una serie di tristi primati e il numero di poveri è in costante aumento, pensate che ogni sera in Piazza Duomo a Milano non ci sono meno di 250 barboni, più 30% e come se non bastasse dal 2018 l’età pensionabile salirà a 67 anni, anche perché la vita media si è allungata e persino gli omicidi sono in costante diminuzione, praticamente il numero più basso da 150 anni a questa parte, in pratica nel nostro paese la gente è molto più buona e fessa che non in Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Belgio e via dicendo.
Ma ora veniamo al nocciolo della questione. In Italia i giovani non sembrano realmente consci del loro presente e a maggior ragione snobbano i rischi per il loro futuro. Certo dovrebbero sapere che in questo paese si pagano i contributi più alti d’Europa, abbiamo la tassazione più alta, i servizi più scadenti, e i nostri salari sono tra i più bassi, il tutto mentre la casta (politici, burocrati, certi professionisti, banchieri, managers) si arricchisce sempre di più. I giovani devono quindi comprendere bene che se al momento li attende un presente da precari, il loro futuro sarà ancora peggiore e senza alcuna forma di adeguato sostegno economico.
Le riforme delle pensioni degli ultimi anni hanno fatto in modo che la gente lavori sempre di più, guadagni sempre di meno e alla fine possa prendere una pensione da fame, tipo quelle che danno agli invalidi totali, 280 euro al mese. Capite bene che il reddito di cittadinanza è un miraggio ben lontano e le nuove leve farebbero meglio a dedicarsi ad approfondire alcune concezioni dell’estetica, dove il bello deve anche essere buono, magari, e a non sottovalutare l’omicidio come una delle cosidette belle arti, come ci suggeriva appunto Thomas De Quincey nel suo saggio: “On Murder Considered as one of the Fine Arts”, arte per il progresso per intenderci, dove si distrugge per cercar di poter creare.
I futuri pagamenti pensionistici saranno quindi inevitabilmente più miseri e non tutti i Paesi europei hanno costruito un sistema di protezione speciale per i redditi bassi, l’Italia ovviamente è al primo posto tra i più virtuosi di questa malavagità istituzionale.
Tutto questo è spiegato bene in un rapporto redatto dall’organizzazione di Parigi intitolato “Pensions at a Glance” dove si possono inoltre trovare altre informazioni interessanti per i nostri giovani, molto impegnati, si fa per dire, nelle moderne scuole a studiare a memoria le leggi del diritto, i trucchi della contabilità, i linguaggi della scienza e della matematica, la consolazione della filosofia e i grandi esempi che la storia ci può insegnare, senza ovviamente tralasciare i gradevoli passatempi della letteratura e dei suoi più noti e piacevoli artefici, tutti ovviamente ben presenti negli aggiornatissimi programmi ministeriali e nei sempre più adeguati piani di studi delle singole e ben diversificate realtà scolastiche.
Il rapporto dettaglia poi le situazioni nei diversi Paesi con I’Italia che è ai vertici quanto a incidenza dei contributi previdenziali. Nel 2012 sono infatti stati pari al 33% del totale lordo della retribuzione, pari al 9% del Pil e al 21,1% del totale delle tasse. La media Ocse è del 19.6% (115,2% del Pil il 15,8% del totale delle tasse). Eppure, nonostante il peso dei contributi, chi entra oggi nel mercato del lavoro in uno dei paesi Ocse dovrà aspettarsi, come detto, una pensione più bassa rispetto agli standard attuali, con un autentico rischio di povertà per i precari.
Questa triste realtà a maggior ragione vale proprio per il nostro bel paese, nazione di santi, poeti, navigatori e teste di cazzo, come recita un famoso aforisma del sottoscritto, infatti i salari italiani sono molto al di sotto della media Ocse: in Italia, nel 2012, un lavoratore dovrebbe aver percepito circa 28.900 euro lordi pari a 38.100 dollari, ben al di sotto quindi dei 42.700 dollari medi dell’Ocse che si confrontano con i 94.900 dollari degli svizzeri, i 91 mila dei norvegesi, i 76.400 degli australiani, i 59 mila dei tedeschi, i 58.300 degli inglesi, e, per finire in bellezza, i 47.600 degli statunitensi.
Per cui prima di ricordarsi e di attuare il celebre motto della poesia di Lorenzo De Medici che recitava “Chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza” i nostri cari giovanotti farebbero meglio a considerare un po’ di più l’idea che non sempre essere troppo obbedienti ed ossequiosi nei confronti della stupidità del potere porta a dei reali e futuri vantaggi per la nostra umanità, soprattutto se poi a fare da garanti ai governanti c’è di mezzo pure la chiesa, che da sempre predica la povertà e si veste di ori e di banalità.
Carl William Brown
P.S. Io vi suggerirei dunque di prendere spunti e ispirazione dalle capacità dei numerosi intellettuali, artisti e professori vari presenti sul suolo nazionale, e di seguire i loro consigli, o i loro esempi, è pur vero che questi personaggi non fanno un cazzo di buono, ma almeno lo fanno bene.
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