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Animale donna

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Animale Donna
Animale Donna

Animale Donna, un articolo dedicato al libro omonimo del grande Desmond Morris, famoso antropologo, etologo e scrittore.

Questo libro accompagna il lettore in un tour guidato del corpo femminile, illustrandone i molti tratti insoliti. Non è un testo di medicina, o lo studio in laboratorio di uno psicologo, ma il ritratto di uno zoologo, che vuole celebrare le donne, come esse sono nel mondo reale, nel loro ambiente naturale. La femmina umana ha subito mutamenti radicali nel corso dell’evoluzione, assai più del maschio. Si è lasciata alle spalle molte delle qualità femminili degli altri primati e, nelle sue vesti di donna moderna, è diventata un unicum di un genere straordinario.

Ogni donna ha un bel corpo, bello perché è il brillante risultato di milioni di anni d’evoluzione. E ricco di stupefacenti adattamenti e impercettibili perfezionamenti che lo rendono il più rimarcabile tra gli organismi del pianeta. Nonostante ciò, in momenti e in luoghi diversi, le società umane hanno cercato di imporsi sulla natura, modificando e adornando il corpo femminile in migliaia di modi diversi. Alcune di queste elaborazioni culturali erano gradevoli, altre dolorose, ma tutte tendevano a rendere la femmina umana ancora più bella.

Le concezioni locali della bellezza possono variare enormemente, e ogni singola società umana ha elaborato delle idee precise su che cosa sia più attraente. Alcune culture amano figure snelle, altre le preferiscono più rotonde; alcune amano i seni piccoli, altre quelli grandi; alcune preferiscono i denti bianchi, altre addirittura li limano; alcune rasano le teste, altre adorano le chiome lunghe e folte. Persino all’interno della cultura occidentale vi sono contrasti stridenti, a mano a mano che il volubile mondo della moda muta le sue priorità.

Di conseguenza, ogni capitolo (il libro scorre dalla testa ai piedi) non soltanto spiega gli interessanti tratti biologici che tutte le femmine umane condividono, ma affronta anche i vari modi in cui questi tratti sono stati esagerati o soppressi, sottolineati o sfumati nelle diverse epoche e culture, cercando così di dare un ritratto a tutto tondo del soggetto più seducente al mondo: l’animale donna.

Una nota personale. Questo libro riflette la fascinazione di una vita per l’evoluzione e lo status della femmina umana. Alcuni anni fa, la mia ossessione mi ha portato a realizzare una serie per una televisione americana intitolata The Human Sexes, dove esaminavo alcuni dettagli della natura delle relazioni tra maschi e femmine umani, in tutto il globo. Più viaggiavo, più ero offeso e arrabbiato dal modo in cui le donne sono trattate in molti paesi. Nonostante le conquiste della ribellione femminista in Occidente, vi sono ancora milioni di donne in altre parti del mondo considerate «proprietà» dei maschi e membri inferiori della società. Per loro, il movimento femminista non è mai esistito.

Per me, in quanto zoologo e studioso dell’evoluzione umana, questa tendenza verso la dominazione maschile significa semplicemente deviare dalla strada lungo la quale l’Homo sapiens si è evoluto nel corso di milioni di anni. Il nostro successo in quanto specie fu dovuto alla divisione dei compiti tra maschi e femmine, dove i maschi si sono specializzati nella caccia. Quando si vive in piccole tribù, questo significa che, mentre i maschi sono via a cacciare, le femmine rimangono al centro della vita sociale, a raccogliere e preparare il cibo, allevare i piccoli, a occuparsi dell’organizzazione generale del villaggio. Mentre gli uomini diventavano sempre più bravi in quell’unico, loro compito, le donne diventavano sempre più brave nell’affrontare diversi problemi allo stesso tempo. E questa differenza della personalità è ancora con noi, oggi. Nell’evoluzione non si è mai posto il problema se un sesso dominasse sull’altro. Contavano l’uno sull’altro per la sopravvivenza comune. C’era un equilibrio primigenio tra i sessi umani, erano diversi, ma uguali.

Questo equilibrio è andato perduto quando la popolazione è cresciuta, quando sono apparse città sempre più grandi, quando i membri delle tribù sono diventati cittadini. La religione, in quanto centro delle società umane, ha svolto un ruolo importante. Nei tempi antichi, la divinità principale è sempre stata femminile, ma poi, con il diffondersi dell’urbanizzazione, la Grande Dea ha subito un disastroso mutamento di sesso e, per dirla in termini semplici, la benigna Dea Madre si è trasformata in un autoritario Dio Padre. Con un Dio maschio e vendicativo a supportarli, nel corso dei secoli spietati sacerdoti di sesso maschile hanno assicurato il potere e uno status sociale più alto a se stessi e agli uomini in generale, a spese delle donne, cadute nella scala sociale assai più in basso del loro diritto di nascita e di evoluzione. È questo diritto di nascita che le suffragette e poi le femministe hanno cercato di riottenere. Si può pensare che queste donne abbiano chiesto un nuovo rispetto sociale, nuovi diritti. Ma in realtà hanno semplicemente cercato di farsi restituire il loro antico, primitivo ruolo. In Occidente vi sono ampiamente riuscite, ma altrove la subordinazione femminile continua a prosperare.

Donne e attrazione estetica
Donne e attrazione estetica

Dopo aver completato The Human Sexes, ho continuato a pensare sempre di più a questo argomento, e quando l’editore mi propose di preparare una nuova edizione di un mio libro del 1985, Bodywatching (Il nostro corpo, Milano, 1986), decisi che, invece di seguire il testo originale e affrontare entrambi i sessi, avrei dedicato il nuovo libro soltanto al corpo femminile. In Bodywatching avevo esaminato il corpo umano dalla testa ai piedi, affrontando un sesso alla volta. Ho mantenuto lo stesso schema in questo libro, accompagnando il lettore in un tour anatomico, dalla testa ai piedi, o per essere più preciso, dai capelli agli alluci. Alcuni passi dell’originale Bodywatching sono stati incorporati, ma molto poco: cominciata come la revisione di un vecchio libro, L’animale donna si è rivelato un lavoro quasi del tutto nuovo.
In ogni capitolo presento gli aspetti biologici di una parte specifica del corpo femminile, quegli aspetti che tutte le donne condividono, e poi continuo esaminando i diversi modi in cui diverse società hanno modificato quelle qualità biologiche. È stato un viaggio di scoperta coinvolgente. Mi sarebbe davvero piaciuto sapere quando avevo diciotto anni tutto quello che so adesso, dopo aver scritto questo libro, sulla complessità della forma femminile.

L’EVOLUZIONE

Per uno zoologo, gli esseri umani sono scimmie senza coda con dei cervelli molto grossi, ma il tratto più sconcertante è la portata del loro incredibile successo. Mentre le altre scimmie tremano nei loro ultimi rifugi, in attesa dell’arrivo delle motoseghe, sei miliardi di umani infestano quasi l’intero globo, diffondendosi con una velocità e capillarità tali da aver trasformato la natura in modo drammatico, come un’invasione di locuste giganti. Il segreto del loro successo è la capacità di vivere in popola¬zioni sempre più numerose in luoghi dove, persino alla massima densità, riescono ad adattarsi agli stress della vita e a continuare a riprodursi in condizioni intollerabili per qualsiasi altra scimmia. Unita a questa abilità, c’è un’insaziabile curiosità che li spinge a cercare sempre nuove sfide.

Questa magica combinazione di socialità e curiosità è stata resa possibile da un fenomeno evolutivo chiamato neotenia, grazie al quale gli esseri umani mantengono anche nella vita adulta caratteristiche giovanili. Gli altri animali amano giocare quando sono piccoli, ma perdono questa proprietà quando crescono. Gli esseri umani giocano per tutta la loro vita, sono la specie di Peter Pan, che non cresce mai. Naturalmente, una volta diventati adulti, chiamano il giocare in modi diversi: ne parlano come di arte o ricerca, sport o filosofia, musica o poesia, viaggi o intrattenimenti. Come i giochi dell’infanzia, tutte queste attività coinvolgono innovazione, rischi, esplorazione e creatività. E sono queste attività che ci hanno resi davvero umani.

Gli uomini e le donne non hanno seguito il cammino evolutivo nello stesso modo. Entrambi hanno percorso un bel tratto lungo il sentiero degli «adulti-bambini», ma sono avanzati a velocità lievemente diverse in alcuni tratti: gli uomini sono un po’ più infantili nel loro comportamento, le donne nella loro anatomia.

Facciamo qualche esempio.
All’età di trent’anni, gli uomini sono quindici volte più soggetti agli incidenti delle donne. Questo perché l’elemento di rischio ha una presenza ben diversa nel gioco degli uomini che in quello delle donne. Anche se questa caratteristica fa facilmente, finire gli uomini nei guai, era preziosa nei tempi passati quando, per poter aver successo nella caccia, gli uomini dovevano essere pronti ad affrontare situazioni rischiose. Le donne primitive, invece, erano troppo preziose perché potessero correre dei rischi cacciando, mentre i maschi della tribù erano spendibili, e quindi hanno fatto del pericolo la loro professione. Se qualcuno di loro fosse morto, non ci sarebbero state conseguenze sul tasso di natalità di una piccola tribù, ma se fossero morte delle donne, allora quel tasso sarebbe calato drasticamente. Va ricordato che, in epoca primitiva, c’erano così pochi esseri umani vivi sul pianeta che un alto tasso di nascite era fondamentale.

Questo è anche uno dei motivi per cui ci sono più inventori che inventrici. Il correre rischi non è qualcosa di solo fisico, è anche mentale. L’innovazione comporta sempre dei rischi, significa provare qualcosa di sconosciuto, piuttosto che affidarsi a delle tradizioni solide e sicure. Le donne dovevano essere caute. Nel loro ruolo primitivo di centro della società tribale, responsabili di quasi tutto a parte la caccia, non potevano permettersi di compiere errori costosi. Nel corso dell’evoluzione, hanno imparato a fare diverse cose nello stesso tempo; sono diventate più fluenti nella comunicazione verbale; il loro senso dell’olfatto, l’udito, il tatto e la visione a colori erano più raffinati di quelli dei maschi; divennero migliori nutrici, genitori più sensibili. Infine, acquisirono una maggiore resistenza alle malattie: la salute di una madre è di vitale importanza.

Tutto questo ha portato a una differenza tra il cervello del maschio e quello della femmina: gli uomini mantengono di più le caratteristiche da “ragazzino” di quanto facciano le donne con le qualità da “ragazzina”. Gli uomini diventarono più ricchi di immaginazione, e a volte perversi. Le donne più sensibili e generose. Queste differenze si adattavano ai loro ruoli nella società. Si completavano l’un l’altra, e quel completamento si rivelò un successo.

Fisicamente, le cose sono andate piuttosto diversamente. A causa della nuova divisione dei compiti che si stava evolvendo, gli uomini dovevano essere più forti e più atletici per poter cacciare. In media, il corpo di un maschio comprende 28 chili di muscoli, quello di una femmina soltanto 15. Di conseguenza, sempre in media, un maschio è del 30 per cento più forte, del 10 per cento più pesante, del 7 per cento più alto di una femmina media. Il corpo femminile, centrale per la riproduzione, deve essere meglio protetto contro la fame. Di conseguenza, il corpo ricco di curve di una donna contiene il 25 per cento di grasso contro il 12,5 per cento di un maschio nerboruto.

L'evoluzione della donna di Desmond Morris
L’evoluzione della donna di Desmond Morris

Questa consistente presenza di grasso nella femmina rappresenta una caratteristica fortemente infantile, accompagnata da un’intera schiera di altri tratti giovanili, assai utili. I maschi adulti sono stati programmati dall’evoluzione a essere molto protettivi verso i propri figli. Per crescere bene, i piccoli degli umani, con il loro lento accrescimento, richiedono l’assistenza di entrambi i genitori. Le risposte paterne ai corpicini grassi e rotondi dei piccoli umani erano così forti da poter essere sfruttate anche dalle femmine adulte. Più tratti infantili mostrano le donne, più risposte protettive possono stimolare nei loro compagni.

Il risultato fu che la voce femminile restò più alta di quella maschile. Le voci maschili profonde raggiungono i 130-140 Herz al secondo; quelle acute femminili i 230-255 Herz al secondo; in altre parole, le donne conservano delle voci infantili. Le donne, inoltre, hanno tratti del viso più bambineschi e, soprattutto, mantengono la capigliatura dell’infanzia. Mentre i lineamenti dei maschi adulti si induriscono e appesantiscono tra baffi, barbe e petti villosi, le donne mantengono le loro facce infantili, lisce e con i lineamenti delicati. Quindi, per riassumere, a mano a mano che i sessi umani progredivano sul cammino dell’evoluzione verso una neotenia sempre maggiore, i maschi si comportavano sempre più come bambini, mostrando invece minori mutamenti fisici, mentre le femmine sviluppavano sempre più caratteristiche fisiche infantili, mostrando invece minori qualità mentali infantili.

In questo capitolo ho elencato le differenze tra i sessi umani, ma è cruciale ricordare che entrambi sono cento volte più «infantili» in ogni aspetto degli individui di entrambi i sessi delle altre specie. Le differenze tra uomini e donne, è importante sottolinearlo, sono molto reali e molto interessanti, ma ciò nonostante sono lievi. Mi sono soffermato qui su di esse soltanto perché è importante stabilire, fin dall’inizio, che il corpo di una femmina umana è più avanzato (cioè più «neotenico») di quello del maschio. Comprenderlo aiuterà a chiarire molti elementi dell’anatomia femminile che incontreremo nel nostro viaggio dalla testa ai piedi. Non spiega tutto, certo, perché vi sono stati molti altri mutamenti evolutivi altamente specializzati nel corpo femminile, soprattutto in ciò che riguarda la sessualità e la riproduzione. Tutto questo rende il corpo della donna un organismo altamente evoluto e íncredibilmente raffinato. Come vedremo…

I GENITALI

Eccoci arrivati alla parte davvero tabù del corpo femminile. Come sorgente di grande piacere sessuale, i genitali dovrebbero essere celebrati, eppure tra persone educate si evita persino di accennarvi (la commedia I monologhi della vagina è un’unica eccezione a questa regola). Ma perché è così? Perché siamo così riluttanti a parlare di questa importante zona dell’anatomia femminile? Per trovare la risposta è necessario far scorrere a ritroso l’orologio, fino a tornare nelle epoche primitive. Quando i nostri antichi antenati assunsero la posizione eretta, scoprirono di offrire, loro malgrado, una visione frontale di se stessi ogni volta che si avvicinavano a dei compagni. Prima, quando avanzavano su quattro zampe, i genitali erano completamente nascosti e ben protetti. Per mostrarli, dovevano assumere una postura particolare. Adesso erano in mostra ogni volta che un animale umano si volgeva verso un altro. Era impossibile per un adulto avvicinarsi a un altro adulto senza che ciò avesse un carattere sessuale. Per celare questi segnali, sia i maschi sia le femmine presero a indossare un qualche tipo di copertura sopra le regioni genitali: nacque così il perizoma.

Il perizoma ha tre vantaggi. Non solo riduce la forza dell’esibizione sessuale quando ci si trova in contesti pubblici non sessuali, ma, secondo, intensifica la sessualità dei momenti intimi in cui viene tolto. Terzo, aiuta a proteggere le delicate regioni genitali dalle superfici dure dell’ambiente naturale. Oggi, ogni volta che ci si spoglia per il caldo, l’ultimo capo di abbigliamento a resistere è sempre un equivalente del perizoma. A meno di non essere dei nudisti convinti, noi riserviamo l’esibizione dei nostri genitali quasi esclusivamente ai nostri partner sessuali. Soltanto con i bambini molto piccoli, in una fase chiaramente presessuale, passiamo sopra a questa regola.

Nella maggior parte delle culture, non ci si affida soltanto alle consuetudini, ma si impone anche un controllo formale del pudore: è contro la legge esibire i propri genitali in pubblico. Generazioni di pii frequentatori di chiese hanno risposto alla chiamata dal pulpito: «II nudismo è… privo di vergogna come il diavolo stesso… lo zenit della ribellione umana contro Dio». Ma che cos’è, esattamente, che dobbiamo assolutamente nascondere? Nel caso della femmina adulta, c’è assai poco da vedere. Sotto il pelo pubico, e in parte oscurata da esso, c’è una piccola fessura verticale creata da una coppia di grandi labbra, pieghe di carne che proteggono le più delicate labbra interne, le quali circondano l’apertura vaginale. Sul vertice della fessura c’è un piccolo cappuccio di pelle che copre parzialmente la clitoride, un minuscolo bottone di carne altamente sensibile, proprio sopra l’apertura urinaria, l’uretra. E questo è tutto. A confronto con l’equipaggiamento sessuale maschile può essere soltanto descritto come visivamente modesto. Eppure, l’attenzione che attrae è enorme, e gli sforzi fatti per nascondere questa zona sono stati davvero stravaganti, per non dire altro.

La causa dell’eccitazione che questa zona del corpo genera non si trova tanto nelle sue qualità visive quanto in quelle tattili. Nessun’altra parte del corpo femminile è così sensibile al tatto durante i rapporti sessuali, sia che si tratti di dita, labbra, lingua o pene. La struttura del pene maschile, per parte sua, ha alcuni aspetti significativi. Se paragonata al pene delle altre scimmie, l’organo umano é alquanto inusuale. Gli manca l’os penis, il piccolo osso che scatta in posizione per fornire ai primati inferiori e superiori una rapida erezione. Al contrario, il membro umano la raggiunge grazie alla vasodilatazione. …

Donne, bellezza, natiche e fondoschiena
Donne, bellezza, natiche e fondoschiena

LE NATICHE

Le natiche, seppur ingiustamente, sono il soggetto preferito della maggior parte delle battute sul corpo femminile. Fanno ridere; sono l’argomento di molte battute sporche. Il culo (XI secolo), il sedere e la coda (XIV secolo), il posteriore (XV secolo), il fondo schiena (XVI secolo), la seduta (XVII secolo), il didietro e il derrière (XVIII secolo), dove ci si siede (XIX secolo) fino ai più fantasiosi nomi del XX secolo, comunque siano chiamate, le natiche sono sempre viste come ridicole o oscene. Anche quando sono considerate una zona erotica, data la loro prossimità ai genitali, è assai più probabile che ricevano un pizzicotto o uno schiaffo, piuttosto che una carezza.

Bisogna cercare diligentemente attraverso l’intera letteratu¬ra per trovare parole di lode per questa regione dell’anatomia femminile. Nell’Amante di Lady Chatterley D.H. Lawrence spende qualche parola lirica sulla «procace, rotonda fermezza delle natiche», e Rimbaud le ammirò come «due archi che si protendono nel vuoto», mentre Byron ammise che una donna vista da dietro «è una cosa strana e bella d’ammirare».
Di recente, alcuni autori hanno dichiarato, in modo piuttosto oscuro, che: «Il culo è la faccia dell’anima del sesso», e che offre «un buffet di delizie». Il regista italiano Federico Fellini commentò, in modo altrettanto oscuro, che: «La donna con un sedere procace è un’epica molecolare della femminilità», una frase il cui significato ci sfugge. L’artista spagnolo Salvador Dalí andò anche oltre, insistendo che: «È attraverso il culo che i più grandi misteri della vita possono essere conosciuti».

Questi sono comunque esempi isolati, ed è più facile trovare le natiche trattate in termini comici o volgari, un’attitudine negativa persistente, nonostante siano un tratto particolare e unico dell’essere umano. Infatti, i glutei nacquero quando i nostri antenati compirono quel passo gigantesco nell’evoluzione che li portò ad alzarsi eretti sulle zampe posteriori. l potenti, massicci muscoli del gluteo aumentarono drammaticamente le loro dimensioni, permettendo ai nostri corpi di restare sempre e davvero eretti. Sono questi muscoli che formano la coppia di rotonde emisfere alla base della schiena che oggi noi, ingrati, troviamo così ridicole.
E facile vedere come sia accaduto. Le natiche non sono sole. Tra di loro fa capolino l’ano, attraverso il quale passano, giorno dopo giorno, tutti i nostri rifiuti solidi e, ancor più infamante, occasionali emissioni di gas. E non è tutto: se ci pieghiamo in due, appaiono in piena vista i genitali, incorniciati dalle curve gemelle delle natiche. Quindi, per le natiche non c’è modo di sfuggire ad associazioni escretorie o sessuali.

Di conseguenza, l’esibizione delle natiche è vista sia come un insulto volgare, un simbolico defecare su un nemico, sia come una rozza oscenità, il mettere in mostra senza vergogna i propri organi sessuali. Nella società moderna, mostrare il sedere in pubblico può produrre reazioni che variano da risate imbarazzate a seria deprecazione, oltraggio e persino denuncia. Di recente, in Svizzera, la Corte suprema federale si è trovata ad affrontare la difficile questione se l’esposizione di un particolare sedere fosse offensiva o indecente. Ed era su questa sottile distinzione che poggiava la possibilità o meno di una condanna.

Analisi del corpo femminile di D. Morris
Analisi del corpo femminile di D. Morris

Una donna svizzera, durante una lite furibonda con un vicino, aveva all’improvviso denudato il suo posteriore. Dato che c’erano dei bambini presenti, la donna era stata arrestata con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico e condannata in un grado minore di giudizio. Dopo lungo dibattito, la Corte suprema liberò la donna e le concesse persino il rimborso delle spese legali. I giudici giunsero alla conclusione che: «II gesto rappresentava certamente un comportamento insultante e in quanto tale punibile, ma non lo si poteva considerare indecente perché nessuno organo della procreazione era stato coinvolto in quell’atto». Probabilmente, se si fosse piegata un po’ di più quando aveva compiuto quel gesto di sfida la sua condanna sarebbe stata confermata.

Risposte così estreme a un sedere sono rare oggi, in Occidente. Chi si denuda durante degli eventi sportivi di solito scatena soltanto delle risate, come i goliardi delle università americane che espongono i loro fondoschiena dalle finestre dei dormitori. Come strumento di protesta, la nudità non è più quello che era una volta. Lo sfoggio delle natiche è a volte reso più offensivo dalla frase: «baciami il culo». Presa alla lettera, questa frase è insultante perché chiede un umiliante atto di subordinazione. Ma c’è di più. Anche se probabilmente né colui che insulta né colui che è insultato lo sanno, si ritrovano presi in una versione moderna di una pratica occulta antica come il tempo. Per comprenderla, dobbiamo prima tornare alla Grecia antica…

Testi tratti dal libro L’animale donna di Desmond Morris Mondadori Editore, Milano, 2005. Desmond Morris, noto antropologo ed etologo è stato a lungo responsabile della sezione mammiferi dello zoo di Londra. Ha creato documentari televisivi di successo e ha pubblicato oltre quaranta libri dedicati al comportamento dell’uomo e degli animali, tra cui i grandi bestseller come La Scimmia Nuda (1974), che ha venduto oltre dodici milioni di copie nel mondo, e L’uomo e i suoi gesti (1981) che hanno inaugurato un modo tutto nuovo di guardare alla specie umana. Altri suoi libri famosi sono Lo zoo umano, L’occhio nudo, Il Gatto e Il Comportamento intimo.

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