Aprile il mese più crudele, un articolo che analizza la poesia di T.S. Eliot, la Terra desolata, e le sue grandi tematiche alla luce della tragica situazione odierna.
Everywhere I go I find that a poet has been there before me.
Sigmund Freud
What the dead had no speech for, when living, They can tell you, being dead: the communication Of the dead is tongued with fire beyond the language of the living.
T.S. Eliot
The purpose of literature is to turn blood into ink.
T. S. Eliot
Le tre grandi divinità madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee della morte.
Sigmund Freud
What we call the beginning is often the end. And to make an end is to make a beginning. The end is where we start from.
T. S. Eliot
Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?
T. S. Eliot
April is the cruelest month, breeding Lilacs out of the dead land, mixing Memory and desire, stirring Dull roots with spring rain. T.S. Eliot, “The Wasteland”. As we enter the month of April in what amounts to a global quarantine, expect to hear a lot of people quoting T.S. Eliot’s poem “The Waste Land.”
Questo articolo parte dalla reminiscenza di una frase di Eliot, – Aprile è il mese più crudele – che apre il suo famoso poemetto polisematico e profetico, The Waste Land del 1922, e che mi richiama immediatamente alla memoria un’altra poesia del grande autore, ovvero The Hollow men, Gli uomini vuoti, del 1925. Considerando che la letteratura si nutre di se stessa, diciamo subito che mio padre era nato nel 1926, ed è morto nel 2012, in Aprile. Da notare che per Freud la perdita del padre è uno degli eventi più traumatici nella vita di una persona, ma tralasciamo per il momento questi aspetti e ritorniamo ad Eliot, nonché al truce periodo contemporaneo, proprio per cercare di capire il senso della frase del mitico autore.
Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis vidi in ampulla pendere, et cum illi pueri dicerent: Σίβυλλα τη θέλεις; respondebat illa: αποθάνειν θέλω. (Infatti ho visto con i miei occhi la Sibilla di Cuma appesa in una bottiglia, e quando quei bambini dissero: vuoi Sibilla; lei rispose: voglio morire.)
Petronio, Satyricon, 48,8
Dobbiamo subito mettere in risalto che la premonizione di Eliot è oggigiorno alquanto tristemente veritiera e drammatica. Gli uomini sono sempre più vuoti e più imbecilli, sempre meno emotivamente coinvolti con il prossimo ed il futuro dell’umanità, obbediscono ciecamente allo stupido potere e non fanno altro che generare distruzione, orrore, dolore e crudeltà, nella più completa indifferenza, capaci solo del più banale e insulso conformismo, che si traduce nelle tipiche frasi che augurano ai propri simili, Buona Giornata, e Buon Lavoro, o che al massimo si spingono a chiedere Come Stai, il che parafrasato pragmaticamente significa, spero che ti possano capitare al più presto i mali più atroci.
Da non dimenticare inoltre che Aprile è un mese un po’ balordo anche per quanto riguarda il tempo atmosferico, una volta si diceva Aprile Apriletto, tutti i giorni un goccetto, ma ormai al giorno d’oggi, nella fattispecie 06-04-2023, ovvero il Giovedì Santo, questo proverbio non sembra essere più così di attualità, perlomeno nel Nord Italia, mentre sempre valido rimane quello che dice, Aprile, Non ti Scoprire, infatti in questi giorni fa piuttosto freddo.
A testimonianza di quanto sopra detto sulla crudeltà degli esseri umani, basta solo citare la guerra dei Russi in Ukraina, un conflitto bestiale tra popoli della stessa etnia, ma che sembra abbiamo deciso di seguire due forme di rappresentazione della cultura alquanto diverse. Il tutto avviene nella più somma indifferenza generale, se si escludono ovviamente le persone più direttamente coinvolte e il balordo business della guerra in particolare. La Russia, proprio in Aprile assume la presidenza dell’ONU, associazione internazionale fondata nel 1945, dopo la seconda guerra mondiale, da 51 Stati, allo scopo di rafforzare la pace a livello internazionale, la sicurezza e le buone relazioni tra i diversi Stati, nonché promuovere lo sviluppo economico e sociale e garantire il rispetto dei diritti umani.
Da notare che la Russia è uno dei cinque membri permanenti, assieme a Stati Uniti, Francia, Regno Unito, e Cina. E per dimostrare quanto la nostra specie sia completamente rincretinita, basta dire che in un discorso tenuto proprio all’ONU, la rappresentante Russa di un’associazione per la tutela dei minori, ha detto che i Russi hanno rapito migliaia di bambini dall’Ukraina, proprio per metterli in salvo dai propri bombardamenti, e basterebbe solo questo per giustificare l’immediato sterminio del genere umano, ma procediamo oltre.
Già Freud diceva che le tre grandi divinità madri dei popoli orientali sembra fossero generatrici e annientatrici insieme; dee della vita e della fecondità nello stesso tempo che dee della morte, forse è per questo che la Cina, non si sente di criticare l’operazione militare della Russia, che a detta del Putrido, intende solo distruggere per poi ricreare, in pratica lo stesso concetto che spinge tantissimi individui, soprattutto dei paesi più poveri, a procreare con una certa dovizia, affinché in questo modo ci possano essere alla fine solo più morti che vanno ad arricchire i paradisi o gli inferni delle varie religioni.
Ma poiché come diceva già Shelley, i poeti sono gli ignorati legislatori del mondo, frase che ben si intona con quella divertente riflessione di Carl William Brown ispirata da Valéry che affermava: “Il vero genio è sconosciuto, sono i fessi invece ad essere molto popolari”, continuiamo con l’analisi del nostro Eliot e della sua frase Aprile è il Mese più Crudele. La terra desolata inizia appunto con un sovvertimento delle prime righe del Prologo generale dei Racconti di Canterbury, di Geoffrey Chaucer che dipinge Aprile come un mese di potere riparatore, quando la pioggia primaverile riporta in vita la natura: generata è la farina, è un’immagine ripetuta fino al cliché nei secoli successivi.
La riga completa recita “Aprile è il mese più crudele, che alleva lillà dalla terra morta, mescolando memoria e desiderio, mescolando radici opache con la pioggia primaverile”. Suggerisce che l’arrivo della primavera, con le sue nuove fioriture e il rinnovamento della vita, può anche portare in superficie ricordi ed emozioni dolorose, così nel mondo moderno di Eliot, tra le rovine della prima guerra mondiale, l’immagine chauceriana di un aprile fertile e risorgente diventa soffusa di crudeltà, anche perché in buona sostanza, la nascita di qualsiasi cosa porta irrimediabilmente con sè anche l’immagine della morte e della caducità della nostra realtà.
Da aggiungere inoltre che nella poesia, Eliot descrive la sterilità e il decadimento del mondo moderno e suggerisce che questo senso di vuoto e perdita è particolarmente doloroso nel contesto del rinnovamento del mondo naturale. Il contrasto tra la vitalità della primavera e la desolazione della vita moderna evidenzia il senso di alienazione e disperazione che Eliot riteneva fosse caratteristico dell’inizio del XX secolo. Nel complesso, la descrizione di Aprile di Eliot come il “mese più crudele” riflette il suo senso di disillusione e disperazione, così come la sua convinzione che il mondo moderno abbia perso il contatto con i ritmi e i cicli naturali che danno significato alla vita.
Ma facciamo un passo indietro e soffermiamoci un attimo sulla vita e le opere di Eliot. Thomas Stearns Eliot (1888-1965) naque a San Louis, in Missouri. Eliot iniziò i corsi all’Università di Harvard nel 1906, laureandosi tre anni dopo con un Bachelor of Arts. Ad Harvard, fu fortemente influenzato da professori rinomati in poesia, filosofia e critica letteraria, e il resto della sua carriera letteraria sarebbe stato modellato da tutti e tre. Dopo la laurea, Eliot ha lavorato come assistente di filosofia ad Harvard per un anno, quindi è partito per la Francia e la Sorbona per studiare filosofia.
Dal 1911 al 1914 Eliot tornò ad Harvard, dove approfondì le sue conoscenze leggendo la filosofia indiana e studiando il sanscrito. Ha terminato la sua laurea ad Harvard mentre era in Europa, ma a causa dell’inizio della prima guerra mondiale, non vi è mai più tornato per sostenere l’esame orale finale per il suo dottorato di ricerca. Ben presto sposò Vivienne Haigh-Wood e trovò lavoro a Londra, in Inghilterra, come insegnante di scuola. Non molto tempo dopo divenne impiegato di banca, posizione che manterrà fino al 1925.
All’età di ventisei anni si stabilì per l’appunto a Londra, allora crogiolo della cultura europea, ampliando così la schiera di espatriati americani. Per un certo periodo è stato assistente redattore dell’Egoist, un periodico specializzato nella poesia moderna, poi divenne portavoce del gruppo Imagist poets. Con il famoso poeta Ezra Pound, Eliot rivoluzionò la poesia sia nello stile che nel contenuto. Egli si staccò sia dal Vittorianesimo, sia dal movimento Romantico, i cui rappresentanti trovarono spesso conforto nella natura come soluzione ai propri dolori e alle sofferenze della vita quotidiana.
Al contrario Eliot si avvicinò maggiormente agli autori Elisabettiani e ai poeti metafisici. In questo modo attraverso continue allusioni ad altri autori e all’impiego di immagini e riflessioni caleidoscopiche, Eliot riesce a produrre opere abbastanza oscure, che esprimono la visione di una società irrimediabilmente sterile e arida. Nel 1927 ottenne la cittadinanza britannica e fu confermato nella Chiesa anglicana. Grande poeta, nonché critico letterario, ha avuto un notevole successo, ottenendo il premio Nobel nel 1948 per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea. Morirà a Londra nel 1965.
T.S. Eliot è senza dubbio uno dei più grandi poeti del primo Novecento, ma la sua influenza sulla letteratura contemporanea divenne fondamentale negli anni Quaranta. Gli oggetti della ricerca di Eliot erano l’ordine, la forma e la disciplina. Nessuno fu sorpreso, quindi, quando annunciò in For Lancelot Andrewes (1928) di essere un classicista in letteratura, un monarchico-conservatore in politica e fedele della chiesa di Inghilterra in religione. Come molti altri artisti dell’epoca, era consapevole della disintegrazione del mondo moderno con l’avvento della civiltà industrializzata e materialista e come i vecchi valori e i vari punti di vista del passato non fossero ormai più validi.
Il suo impegno per rendere queste tematiche in versi drammatici lo rendono quindi uno dei più grandi autori di tutti i tempi della letteratura Inglese. Per Eliot la poesia non doveva essere governata dalla logica, ma da un ordine immaginativo interiore, per dirla con Einstein, la fantasia per lui contava forse di più della conoscenza, anche se poi in ambito letterario le influenze di poeti come Milton, Marvell, Donne, Dante e Shakespeare si avvertono in più occasioni.
Esaurita, con la fine degli anni Venti, la prima – e di gran lunga più originale – fase poetica, con il passare degli anni e dei decenni, dal suo studio presso Faber & Faber, T. S. Eliot divenne la voce critica più autorevole e temuta sui due lati dell’Atlantico. Finì in pratica con l’assumere – rapportata al Novecento – la stessa indiscutibile autorità che nell’Ottocento era stata appannaggio di Thomas Carlyle e nel Settecento del Dr. Johnson. L’attribuzione del Premio Nobel nel 1948 naturalmente favorì tale processo. Soltanto dopo la sua morte, e negli ultimi decenni con la rivalutazione della figura di Pound e la messa a fuoco definitiva di quella di W. H. Auden, i rapporti di valore tra i tre grandi della poesia di lingua inglese del Novecento si andarono finalmente assestandosi.
Nel 1919 Eliot pubblicò Poems, che conteneva “Gerontion”. La poesia era un monologo interiore in versi sciolti, ed era diverso da qualsiasi cosa fosse mai stata scritta in lingua inglese. Come se ciò non avesse attirato abbastanza l’attenzione, nel 1922 Eliot vide la pubblicazione di “The Waste Land”, un esame colossale e complesso della disillusione del dopoguerra. Al momento in cui scrisse la poesia, il matrimonio di Eliot stava fallendo e lui e sua moglie soffrivano entrambi di “disturbi nervosi”.
“The Waste Land” ha sviluppato quasi immediatamente un seguito simile a un culto da tutti gli angoli letterari, ed è spesso considerata l’opera poetica più influente del 20° secolo. Lo stesso anno in cui fu pubblicata “The Waste Land”, Eliot fondò quella che sarebbe diventata un’influente rivista letteraria chiamata Criterion. Il poeta ha anche curato la rivista per tutto l’arco della sua pubblicazione (1922-1939). Due anni dopo, Eliot lasciò il suo posto in banca per unirsi alla casa editrice Faber & Faber, dove sarebbe rimasto per il resto della sua carriera, guidando la scrittura di molti giovani poeti.
L’opera di Eliot viene generalmente suddivisa in due fasi. La prima, più pessimista, è identificata dalle poesie contenute nella raccolta Prufrock and Other Observations (1917) e dai poemi The Waste Land (La terra desolata, 1922) e The Hollow Men (1925). Una seconda fase, caratterizzata da toni di speranza e marcatamente religiosa, viene fatta iniziare dal poema The Journey of the Magi scritto nel 1927, anno della conversione di Eliot al cristianesimo, e comprende il poema Ash Wednesday (Mercoledì delle ceneri, 1929), la raccolta Four Quartets (Quattro quartetti, 1936-1942) e il dramma Murder in the Cathedral (Assassinio nella cattedrale, 1935).
Se i modelli della Terra desolata erano state le cantiche dell’Inferno e del Purgatorio, si puo dire the Eliot riprenda adesso e rielabori spunti e suggestioni del Dante paradisiaco. Anche questo rappresenta, allegoricamente, una “cantica” della speranza e della possibile salvezza, viste come una dura e faticosa conquista. Durante questo periodo scrisse anche i saggi The Use of Poetry and the Use of Criticism (1933), After Strange Gods (1934) e Notes Towards the Definition of Culture (1940). Per la sua vasta influenza – nella poesia, nella critica e nel teatro – come abbiamo già detto, Eliot ricevette appunto il Premio Nobel per la letteratura nel 1948.
La terra desolata fu pubblicata nel 1922 e il tempo della narrazione è il presente. Si tratta di un opera di critica sociale, ambientata tra Monaco, Londra e altri luoghi. I personaggi principali sono il narratore, il più difficile da descrivere dei personaggi del poema, assume molte forme e sembianze diverse. A volte il narratore sembra essere lo stesso Eliot; altre volte rappresenta tutta l’umanità. In “The Fire Sermon” è a un certo punto la leggenda del Re Pescatore del Graal, a un altro il profeta cieco Tiresia.
Quando sembra riflettere Eliot, la misura in cui le sue elucubrazioni sono autobiografiche è ambigua. Madame Sosostris, una famosa chiaroveggente citata nel romanzo Crome Yellow di Aldous Huxley è presa in prestito da Eliot per l’episodio delle carte dei Tarocchi. Soffre di un brutto raffreddore, ma è comunque “nota per essere la donna più saggia d’Europa, Con un malvagio mazzo di carte”. Stetson, un amico del Narratore, che ha combattuto con lui nella guerra. Quale guerra? Non è chiaro. Forse la guerra punica o la prima guerra mondiale, o entrambe, o nessuna delle due. La ricca signora, mai chiamata per nome, siede nello splendente salotto di “A Game of Chess”. Sembra essere circondata dal lusso, ma incapace di apprezzarlo o goderselo. Potrebbe alludere alla moglie di Eliot, Vivienne.
E proseguendo, troviamo Filomela, un personaggio delle Metamorfosi di Ovidio, che fu violentata da Tereus, poi, dopo essersi vendicata con sua sorella, si trasformò in un usignolo. Un dattilografo, solitario, una creatura del mondo moderno. Riceve la visita di un “giovane carboncolo”, che va a letto con lei. Rimane di nuovo sola, accompagnata solo dal suo specchio e da un grammofono. Il Signor Eugenide, un commerciante di Smirne (ora Izmir, in Turchia). Probabilmente il mercante guercio a cui si riferisce Madame Sosostris. Phlebas, un mercante fenicio che viene descritto giacere morto nell’acqua in “Death by Water”. Forse lo stesso marinaio fenicio annegato a cui si riferisce Madame Sosostris.
“The Waste Land” di T.S. Eliot è certamente una delle poesie più importanti e influenti del XX secolo. La poesia è composta da cinque sezioni, The Burial of the Dead, A game of Chess, The Fire Sermon, Death by Water e What the Thunder Said e si apre proprio con la famosa linea “Aprile è il mese più crudele”. Si tratta dunque di un viaggio attraverso l’Europa post-Prima Guerra Mondiale, che Eliot rappresenta come una terra desolata e sterile. La poesia riflette l’angoscia, la disillusione e la disperazione della generazione che ha vissuto la guerra e i suoi terribili effetti.
Eliot utilizza molte fonti diverse, tra cui la mitologia greca, la Bibbia e la letteratura inglese, per creare un collage di voci e immagini che riflettono la condizione umana moderna. La poesia affronta temi come l’alienazione, la morte, la spiritualità e la disintegrazione della cultura. “The Waste Land” è una poesia densa e complessa, che richiede molta attenzione e riflessione per essere compresa appieno. Tuttavia, la poesia ha avuto un enorme impatto sulla letteratura e sulla cultura del XX secolo ed è stata una delle opere più influenti del modernismo.
Questo lungo poema narrativo apparve (quasi contemporaneamente) senza alcuna annotazione nei numeri di apertura di «The Criterion» e «The Dial», due dei più importanti periodici letterari, nell’ottobre 1922. Ben presto ricevette il plauso del pubblico e si affermò come una pietra miliare nella storia della poesia sia in patria che all’estero. Eppure sono state espresse aspre critiche alla sua profonda oscurità. Le sottili allusioni e la varietà delle tecniche rendono difficile per il lettore comprendere l’intero messaggio, se non ha una vasta conoscenza delle questioni letterarie e culturali.
T. S. Eliot sviluppa il tema avvalendosi di pensieri sciolti e numerose citazioni in diverse lingue (almeno sei, tra cui provenzale e sanscrito) riferite a miti e tradizioni antiche e moderne, che lo rendono ancora più sconcertante. I suoi contrasti di stile e i suoi riferimenti storici servono a dimostrare che sotto la bellezza e la bruttezza si annidano in tutte le classi e in tutte le epoche la noia e il terrore. Nel suo insieme il poema è privo di qualsiasi elemento unificante e quindi è aperto a una varietà di interpretazioni.
Persino le ripetute discussioni sull’esegesi critica tra alcuni noti studiosi non sono finora riuscite a portare ad alcuna conclusione unanime sul suo significato, se non ad indicare la netta contrapposizione tra la fecondità di un passato mitico e il senso di decadenza e aridità spirituale del era del dopoguerra. La forza del poema risiede sia nei temi implicati di nascita, amore e morte, sia nel suo shock di prospettiva raggiunto simultaneamente su un numero di livelli di sensibilità così che una rapida comprensione è praticamente impossibile anche per il lettore più attento. La sua oscurità e anticonvenzionalità è accresciuta dagli indizi deliberatamente privi di significato di Eliot sul tema e sulla struttura che ha fornito in una “Nota” generale e nelle undici pagine di note allegate al poema. Si vociferava addirittura che fornendo quelle note l’autore avesse perpetrato una bufala, insultando così il lettore.
Ezra Pound, il celebre poeta americano cui è dedicato The Waste Land, ovvero “Il miglior fabbro” parole prese da un verso di Dante ( Purgatorio XXVI, 117) che elogia la maestria del poeta provenzale Arnaut Daniel, collaborò alla versione finale sfrondandola di ogni frase superflua o descrizione meramente “poetica”, riducendo così il poema a circa la metà della sua lunghezza originaria. Questa dedica all’amico, poeta modernista egli stesso, fu aggiunta da Eliot nel 1923 proprio come segno di gratitudine per l’aiuto nei tagli del poemetto stesso. Nel suo insieme, The Waste Land è la rappresentazione di un viaggio attraverso il bosco del decadimento spirituale, della sterilità e della disperazione dell’uomo moderno. È probabile che questo stato d’animo ricorrentemente pessimistico possa riferirsi al fatto che compose la poesia durante una dolorosa convalescenza di tre mesi sul lago tenuto dopo un quasi esaurimento nervoso a Londra.
Le righe di apertura della prima sezione, intitolata, La sepoltura dei morti (dopo il servizio di sepoltura anglicano del Book of Common Prayer) sono incentrate sui temi della paura e della negazione della vita, che sono evidenti anche a l’avvicinarsi della primavera nonostante la sua promessa di rinnovamento e rinascita. Questa sezione si conclude con una spaventosa descrizione della moderna Londra frenetica, la “Città irreale”. Persone nevrotiche, figure di zombie, tutte indifferenti di fronte alla vita, alla morte o alla vita nella morte, ognuno imprigionato nella propria solitudine, camminano sul London Bridge verso il loro lavoro. I rintocchi di Saint Mary Woolnoth sottolineano i loro passi frettolosi.
Una partita a scacchi, antica metafora di una partita tra la vita e la morte, costituisce la seconda grande sezione. Contiene solo due scene e ognuna è presentata in modo molto vivido. È caratterizzato da un netto contrasto nello stile e nell’ambientazione tra la magnificenza del passato (che fa eco alla descrizione di Cleopatra di Enobarbus nell’Antonio e Cleopatra di Shakespeare) e la sordidezza del presente. Si apre con la descrizione iniziale elaborata e altamente poetica della Signora alla sua lussuosa toletta, un passaggio come un pezzo di descrizione in una commedia tardo elisabettiana.
Il contrasto è netto quando la scena si sposta al pub, dove, invece del vento sotto la porta, c’è la voce insistente del barista, e sentiamo Lou che parla con Bill e May, siamo a un passo dalla storia vera. La prima metà del movimento ci mostra una relazione che ha cessato di incantare; un matrimonio crolla con un marito arrabbiato e sconcertato da una parte e dall’altra una moglie scontrosa e sfinita. Il tema comune è la sterilità sessuale, l’aridità interiore, l’accidia e l’ottusità, o, per usare la metafora dello stallo degli scacchi.
La terza sezione The Fire Sermon, il nucleo del poema e la più diretta delle cinque sezioni, ha momenti in cui l’oppressione si solleva e una sensazione di liberazione e purificazione si riversa dentro. Questa svolta è data dalle evocazioni di un altro mondo, quello spaventoso dei serpenti attorcigliati, che vede Tiresia. Tiresia, il mitico profeta, che appare nelle Metamorfosi di Ovidio, fu condannato all’eterna cecità da Giunone, ma dotato del potere di profezia da Giove. Pur essendo un semplice spettatore e non un “personaggio”, riesce nonostante la sua cecità a unire tutti i personaggi, avendo esperienza dell’amore sia come uomo che come donna attraverso la sua rara androginia. Può incarnare in sé passato, presente e futuro, anche se non ha il potere di influenzare quest’ultimo. Eliot cita versi di una canzone popolare a buon mercato, accenni alla noia e al sordido legame tra una dattilografa e un impiegato e infine lo sterile flirt tra la regina Elisabetta e Leicester, illustrando che l’amore è degradato a un atto meccanico privo di significato, privo di qualsiasi passione genuina.
Nella penultima sezione altamente lirica Death by Water, la profezia del verso 55 si compie: “L’impiccato. Temi la morte per acqua. Vedo folle di persone che camminano in cerchio. Grazie. Se vedi la cara signora Equitone, Dille che porto io stesso l’oroscopo: Bisogna stare molto attenti di questi tempi.” Ritorna anche a molti dei temi del primo movimento richiamandone le folle, così come le figure separate del secondo e del terzo movimento, e trattando nuovamente i suoi temi di nascita e morte. Phlebas il fenicio, un commerciante che forse navigava verso la Gran Bretagna, viene inghiottito dal mare. Non si sa se la sua morte sia intesa come una fuga dal vuoto della moderna società materialista, vista come l’unica via per la purificazione e la rigenerazione o come un prosaico affare terreno di profitti e perdite.
Il titolo dell’ultima sezione, Cosa disse il tuono, termina in tono profondamente religioso e deriva da un mito indiano in cui il Signore parla attraverso il tuono. Secondo gli stessi appunti di Eliot, implica tre temi: “il viaggio verso Emmaus, l’avvicinamento alla Cappella Perigliosa e l’attuale degrado dell’Europa orientale”. Questo viaggio da incubo, attraverso un paesaggio di polvere e roccia, è l’incarnazione della sterilità, del desiderio e della stanchezza: “[…]
Qui non c’è acqua ma soltanto roccia / Roccia e non acqua e la strada di sabbia / La strada che serpeggia lassù fra le montagne / Che sono montagne di roccia senz’acqua / Se qui vi fosse acqua ci fermeremmo a bere/ Fra la roccia non si può né fermarsi né pensare / Il sudore è asciutto e i piedi nella sabbia / Vi fosse almeno acqua fra la roccia / Bocca morta di montagna dai denti cariati che non può sputare / Non si può stare in piedi qui non ci si può sdraiare né sedere / Non c’è neppure silenzio fra i monti / Ma secco sterile tuono senza pioggia / Non c’è neppure solitudine fra i monti / Ma volti rossi arcigni che ringhiano e sogghignano / Da porte di case di fango screpolato / Se vi fosse acqua / E niente roccia / Se vi fosse roccia / E anche acqua
E acqua / Una sorgente / Una pozza fra la roccia / Se soltanto vi fosse suono d’acqua / Non la cicala / E l’erba secca che canta / Ma suono d’acqua sopra una roccia / Dove il tordo eremita canta in mezzo ai pini / Drip drop drip drop drop drop drop / Ma non c’è acqua.
Questa atmosfera sterile suggerisce molti luoghi famosi privi di vita. L’incessante annientamento delle società secolari “Gerusalemme, Atene, Alessandria,Vienna, Londra …, può arrivare a una fine solo per mezzo di Cristo risorto che, sacrificandosi per redimere l’umanità, riporterà a nuova vita questi abitanti spiritualmente morti.
Tuttavia la rendenzione non è così semplice ed infatti ci ritroviamo la poesia gli Uomini Vuoti del 1925, scritta durante un periodo di assenza dal lavoro a causa di un esaurimento nervoso. Gli Uomini Vuoti, Mistah Kurtz, morto, Un penny per il Vecchio Guy. Siamo gli uomini vuoti / Siamo gli uomini impagliati / Che appoggiano l’un l’altro / La testa piena di paglia. Ahimé! / Le nostre voci secche, quando noi / Insieme mormoriamo / Sono quiete e senza senso / Come vento nell’erba rinsecchita / O come zampe di topo sopra i vetri infranti / Nella nostra arida cantina / Figure senza forma, / ombre senza colore, / Forza paralizzata, gesto privo di moto; / Coloro che han traghettato / Con occhi diritti, all’altro regno della morte / Ci ricordano – se pure lo fanno – non come anime / Perdute e violente, ma solo / Come gli uomini vuoti / Gli uomini impagliati…
Insomma per concludere, viviamo in un’epoca difficile, sterile, balorda, stupida ed atroce, dove il potere è privo di qualsiasi umanità, e gli uomini vuoti lo assecondano, e questa triste realtà ci genera ansia, dolore, angoscia, sofferenza, in genere durante tutto l’anno, in special modo agli animi più sensibili, e soprattutto durante la primavera, nel mese di Aprile, il mese più crudele, l’epoca della rinascita della natura, il periodo che maggiormente ci ricorda il nostro destino di morte e di annientamento di tutte le nostre affrante e speranzose illusorie idealità.
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