Disobbedienza, protesta e ribellione. Gli antidoti contro la malattia del potere, articolo tratto dal libro Aforismi contro il potere e la stupidità.
C’è una grande differenza tra la ribellione e il fatto di rifiutare un qualcosa. Ribellarsi significa contrapporsi con dignità e identità verso ciò a cui ci si ribella; il rifiuto invece è solo una fuga senza responsabilità.
Carl William Brown
Lo spirito libero odia tutte le abitudini e le regole, tutto ciò che è duraturo e definitivo, e per questo lacera continuamente, seppur con dolore, la tela in cui è invischiato, sebbene ciò gli procurerà piccole e grosse ferite dolorose, quei fili infatti deve strapparli dal proprio corpo, dalla propria anima.
Friedrich Nietzsche
“Le generazioni peggiorano sempre più. Verrà un tempo in cui saranno talmente maligne da adorare il potere; il potere equivarrà a diritto per loro, e sparirà il rispetto per la buona volontà. Infine quando l’uomo non sarà più capace di indignarsi per le ingiustizie o di vergognarsi in presenza della meschinità, Zeus lo distruggerà. Eppure, persino allora, ci sarebbe una speranza, se soltanto la gente comune insorgesse e rovesciasse i tiranni che la opprimono.”
In queste parole del mito greco sull’età del ferro troviamo una strana premonizione, infatti sin dai tempi più antichi l’uomo ha capito che per ottenere giustizia, dopo che i terrestri avevano conosciuto il potere e la stupidità, ci si sarebbe dovuti ribellare. Da allora la storia del genere umano oltre che dalle guerre e dallo sfruttamento è costellata anche da innumerevoli sommosse e ribellioni. Dalle rivolte più o meno efficaci degli schiavi greci e romani, tra i quali spicca il famoso nome di Spartaco, alle proteste successive dei contadini, alle critiche dei filosofi e dei letterati, alle varie guerre d’indipendenza per liberarsi dagli invasori stranieri, alle vere e proprie rivoluzioni per eccellenza, come quella inglese di O. Cromwell del 1649, quella americana del 1776, quella francese del 1789, quella russa del 1917, quella cubana del 1959, per citarne solo alcune tra le più note.
Ci sono voluti migliaia di anni affinché gli individui che costituiscono la base della piramide sociale conquistassero un po’ di libertà e conferissero alle loro esistenze una dignità accettabile, ma ahimé questo si è verificato soltanto in alcuni luoghi del pianeta, mentre ancora pietose rimangono le condizioni della stragrande maggioranza della popolazione terrestre.
Come ha giustamente rilevato E. Fromm:” Esattamente come il mito giudaico di Adamo ed Eva (che cogliendo la mela disubbidiscono al volere divino e commettono il peccato originale che li obbliga a confrontarsi con l’asprezza della vita terrena, ma li rende al tempo stesso liberi e responsabili delle loro azioni) quello ellenico di Prometeo concepisce la civiltà umana basata tutta quanta su un atto di disobbedienza. Rubando il fuoco agli dèi, Prometeo pone le fondamenta dell’evoluzione umana. Non ci sarebbe storia umana senza il “delitto” di Prometeo. Il quale, al pari di Adamo ed Eva, è punito per la sua disobbedienza; ma Prometeo non si pente, non chiede perdono. Al contrario, afferma orgogliosamente di preferire “essere incatenato a questa roccia che non essere il servo obbediente degli dèi”.
La follia e l’imbecillità hanno asservito milioni di uomini per edificare i loro monumenti e mantenere i loro vizi, perciò i grandi movimenti rivoluzionari della storia, primo fra tutti il cristianesimo, hanno lottato fino al martirio per diffondere idee di giustizia, di uguaglianza, di fratellanza e di libertà, ma sono alla fine sempre stati sconfitti da sua maestà la stupidità, che ha sempre fatto del suo meglio, e ogni qualvolta veniva scacciata dal trono dei vecchi governanti si insediava nella testa dei nuovi paladini del benessere universale che potevano così continuare nella più fastosa tradizione; i dissidenti venivano emarginati, si costituivano nuove gerarchie, nuovi sudditi, nuovi padroni e nuovi schiavi. In questo modo è anche accaduto che persino i seguaci di una delle filosofie più umanitarie che mai siano state elaborate, vale a dire il cristianesimo, riuscirono a scatenare le guerre più feroci e le persecuzioni più crudeli.
Con la Riforma protestante dei primi anni del XVI° secolo (praticamente un’altra rivoluzione) e le forti critiche di Lutero nei confronti della corruzione e dell’ipocrisia della chiesa si inaugurò un’altra epoca in cui il denaro ed il capitale si sposano con la religione e diventano il segno della predestinazione divina al successo terreno e alla beatitudine eterna. Mentre la chiesa predica la povertà e si veste di ori passano i secoli e le disuguaglianze sociali vengono solo in minima parte mitigate, tanto che restano sempre valide le parole di Platone: “Tieni conto che la grande ricchezza e l’estrema povertà rendono l’uomo infelice in quanto l’una produce lusso, pigrizia e moti rivoluzionari, e l’altra grettezza, lavoro scadente e moti rivoluzionari.
Ecco perchè ai potenti sono sempre serviti dei deterrenti per sedare pericolose eventuali rivolte, e questi furono realizzati grazie all’oppio anestetizzante della religione prima e dei mass media in seguito, alla forza degli eserciti prima e della polizia poi, e alla rigidità delle leggi e delle pene. Così l’autorità e la divina stupidità riuscirono ancora a tenere a bada il desiderio di felicità e lo spirito di libertà dell’intera umanità.
Gli esseri umani aspirano sì alla fratellanza, all’uguaglianza, all’amore e alla giustizia, ma vi è sempre stato qualcosa che ha impedito la realizzazione di tutto questo e visto che “non si riusciva a fortificare la giustizia, si giustificò la forza.”
La guerra di tutti contro tutti continuava, la chiesa cercava di rafforzare i suoi dogmi e la sua morale, le leggi dei governanti e dei nobili facevano il resto. Ogni azione dei benestanti era intesa ad asservire la plebaglia, ma si sa “Finché vi saranno dei miserabili vi sarà all’orizzonte un’immagine che può diventare un fantasma e un fantasma che può divenire Marat” come scrisse V. Hugo. A poco a poco la gente comune, grazie all’impegno di vari filantropi acquisì una maggiore coscienza, capì che le leggi non erano altro che stratagemmi per conservare ricchi privilegi e che la morale cristiana non era altro che una favola per imporre determinate volontà ai sudditi del regno.
Anche nell’ambito intellettuale si cominciò a demistificare l’autorità e a denunciare le varie favole create ad hoc per istupidire la folla; si cercava insomma di rendere chiaro che : “E il primo di tutti i rimedi contro la tirannide, ancorché tacito e lento, egli è pur sempre il sentirla; e sentirla vivamente i molti non possono, (benché oppressi ne siano) là dove i pochi non osino appien disvelarla.” Perchè il vero guaio è proprio lì, al potere vi erano degli stupidi, che distillavano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro e la grande massa, anch’essa sotto l’influsso della facente funzione terrena della stupidità, vale a dire l’ignoranza, un po’ per forza e un po’ per amore li seguivano.
Molta acqua è passata sotto i ponti e nelle società moderne industrialmente e culturalmente avanzate, si fa per dire, le cose sono leggermente migliorate. Gli insegnamenti dei grandi pensatori sono serviti a qualcosa, ma i problemi rimangono. “Forse l’intero genere umano è diventato nevrotico per effetto del suo stesso sforzo di civiltà” diceva Freud e capita così che non appena l’uomo riesce a liberarsi da un’idea o da un’autorità che lo opprime ne inventa subito un’altra per riuscire a stare ancora male come prima, o magari anche peggio.
Praticamente ogni misfatto non è che la fine di un nuovo principio e benché per fare qualcosa di giusto si debba sbagliare molo, nulla vieta di supporre che la nostra specie sia succube di qualche sadico e infimo progetto. Nel frattempo l’etica continua a predicare invano e la stupidità fa il suo corso travolgendo ogni buon proponimento. Probabilmente, come credevano anche Popper, Lorenz, Monod, e altri illustri pensatori, non esiste una legge del progresso che spinga necessariamente l’umanità verso il meglio, ragion per cui ci si deve arrangiare.
Certo la preoccupazione maggiore consiste nell’ipotesi che l’uomo, come sostenevano Freud, Reich, e altri, sia per natura masochista, voglia cioè tramutare le sua sconfitte in vittorie e da qui trarne magari anche piacere e godimento; è ovvio che questo complicherebbe di non poco la situazione. Negli ultimi trecento anni si sono infatti avute più rivoluzioni che nei venti secoli precedenti, ma al contempo se “gli inferiori si ribellano per poter essere uguali, gli uguali si ribellano per poter essere superiori” come ci insegna Aristotele e dunque ne deriva una lotta senza fine che porta l’uomo da una parte a temere la morte e dall’altra a desiderare di sopravvivere a tutti gli altri, ad avere cioè sempre più potere. (Come avevano già ben intuito Canetti e altri).
Accade così proprio quello che aveva descritto Freud:” L’uomo vede nel prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto sessuale, ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressività, a sfruttare la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne sessualmente senza il suo consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo, a ucciderlo.” Al masochismo generale della specie si associa ovviamente anche il sadismo degli individui e perciò leggiamo ancora in Freud: “Venendo alle restrizioni concernenti soltanto determinate classi della società, troviamo in esse condizioni aspre, sempre del resto apparse tali. C’è da attendersi che le classi neglette invidino ai più fortunati i loro privilegi e facciano di tutto per sbarazzarsi del più di privazioni loro imposto.
Dove ciò non è possibile, si affermerà all’interno di tale civiltà un malcontento durevole, in grado di condurre a pericolose ribellioni. Ma se una civiltà non ha superato lo stadio in cui il soddisfare un certo numero di suoi partecipi ha come presupposto l’oppressione di altri suoi partecipi, forse della loro maggioranza (com’è il caso di tutte le civiltà attuali) è comprensibile che gli oppressi sviluppino un’intensa ostilità contro la civiltà, da essi consentita con il loro lavoro, ma dei cui beni ricevono una parte insufficiente…
Coloro che non permettono dunque una rivoluzione pacifica, renderanno dunque inevitabile una rivoluzione violenta, ebbe a dire in seguito J.F. Kennedy e così visto che la stupidità è universale si auspicherebbe che anche la ribellione diventi un’efficace legge cosmica.
Carl William Brown (Aforismi contro il potere e l’autorità della stupidità.)
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