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Fotografie, memoria, tristezza e ricordi

Fotografie, memoria, tristezza e ricordi

Genitori di Carl William Brown
Genitori di Carl William Brown

Fotografie, memoria, tristezza e ricordi. Analisi delle emozioni e sensazioni di tristezza suscitate da immagini che ricordano momenti piacevoli del passato.

In greco, «ritorno» si dice nóstos. Álgos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare, a tempi migliori ovviamente.
Carl William Brown

Nessuno dei mortali trascorrerà mai la vita incolume del tutto da pene, paga sempre alla vita ciascuno il suo prezzo.
Eschilo

Rievocare con la memoria i ricordi della nostra vita passata con le persone care, e soprattutto con la propria madre, ha la funzione fondamentale di anestetizzare il dolore della nostra esistenza presente, ovvero di provare a scalfire la tragica sofferenza della nostra attuale realtà. E’ un procedimento che ci aiuta a ingannare la linearità del tempo, rendendolo più circolare e affettuoso, oltre che più incerto nel suo procedere.
Carl William Brown

Si dice che il lutto, con il suo lavoro graduale, cancelli lentamente il dolore; non potevo, non posso crederci; perché per me il tempo elimina l’emozione della perdita (non piango), tutto qui. Per il resto tutto è rimasto immobile. Perché ciò che ho perso non è una Figura (la Madre), ma un essere; e non un essere, ma una qualità (un’anima): non l’indispensabile, ma l’insostituibile.
Roland Barthes

La fotografia acquista un po’ della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose che non esistono più.
Marcel Proust

Un opera d’arte non è di un autore e nemmeno la vita lo è.
Carmelo Bene

La filosofia, così come la vita e l’arte, è un percorso accidentato e complesso che dovrebbe insegnare a morire, proprio per non temere più la morte. Difficile se non impossibile riuscire ad arrivare al traguardo senza perdere la propria lucidità.
Carl William Brown 

La fotografia è un modo di sentire, di toccare, di amare.
Aaron Siskind

A volte c’è un’unica immagine la cui struttura compositiva ha un tale vigore e una tale ricchezza e il cui contenuto irradia a tal punto al di fuori di essa che questa singola immagine è in sé un’intera narrazione.
Henri Cartier Bresson

Una fotografia non si limita a cogliere un momento della realtà, ma diventa un’interazione comunicativa tra il passato ed il presente che esprime lo stato d’animo e le emozioni più profonde della persona che la osserva.
Carl William Brown

Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente.
Roland Barthes

Scopo di ogni artista è arrestare il movimento, che è vita, con mezzi artificiali, e tenerlo fermo ma in tal modo che cent’anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita.
William Faulkner

Mamma Innocenza ricordi
Mamma Innocenza ricordi

Così tutta la fotografia sembra colpevole di surrealismo, quando è indifferente e quando è compassionevole, quando documenta il passato o il divenire in corso, quando apre la strada al turismo, che poi diventa distruttivo; quando è moralista e quando è incosciente; quando accumula reperti a caso e quando documenta la disperazione della depressione economica.
Leonardo Terzo

L’immagine della vita non è che il negativo di quella fotografia che si svilupperà solo con la morte.
Carl William Brown

Rievocare il passato con i ricordi della propria memoria nel tentativo di far scorrere a ritroso il tempo, riportando in vita i nostri cari nella propria immaginazione, è un procedimento, non privo di un certo dolore, che ci aiuta ad avvicinarci più rapidamente alla fine dei nostri giorni, al termine della nostra durata epocale.
Carl William Brown

Una fotografia di mia madre da giovane, recuperata e rigenerata dopo la sua morte a novant’anni, mi riporta ad un tempo di cui non ho memoria, mi immagino bambino tra le sue braccia senza tristi ricordi, senza pensieri astrusi, senza ragionamenti intricati, senza paure del futuro e rimpianti del passato, ed avverto un’atroce, spasmodica e desolante depersonalizzazione, consapevole ormai di vegetare in una terra desolata senza alcun conforto.
Carl William Brown

Pensiamo che ogni elaborazione mentale faccia parte del Tagesrest, come lo chiama Freud: i residui diurni, immagini composite, la spazzatura della vita. Ma Jung dice che persino i nostri pensieri derivano dalle figure. Dunque il compito sarebbe riportarle alla luce, e il Libro rosso sembra fare esattamente questo. Jung permette alle figure di parlare, di mostrarsi. Addirittura le incoraggia a farlo.
James Hillman

La fotografia è sempre poetica poiché ci ricorda situazioni passate, emozioni, sentimenti, angosce o delusioni lontane nel tempo e nello spazio; la sua forza è quella di far rivivere nella nostra memoria un mondo che non esiste più e quindi necessariamente malinconico ed evocativo, quindi è simile alla poesia che cerca con le parole di ottenere gli stessi effetti romantici sulla nostra sterile esistenza.
Carl William Brown

Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l’inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere.
Sonu Shamdasani

Mamma Innocenza sorridente
Mamma Innocenza sorridente

In genere l’arte non nasce dalla felicità, ma nasce da un disagio, da una necessità di comunicare qualcosa agli altri, così come la letteratura spesso è alimentata dal desiderio di voler esternare un malessere interiore, magari raccontando storie, che alla fine non sono altro che la raffigurazione delle nostre tragiche esistenze.
Carl William Brown

Il fotografo è soprattutto un uomo del mestiere, ma che anche da dilettante si trova in una situazione inevitabilmente “esistenzialista”, cioè scagliato in una parte di mondo, da cui a sua volta sceglie e ritaglia una parte ancor più ridotta disponibile davanti al suo obiettivo. Egli lavora nelle circostanze date, ma potrebbe impiegare la sua vocazione in ogni circostanza. Tutti siamo fotografi e tutti abbiamo i nostri interessi più o meno provvisori. E un professionista o dilettante delle immagini è insieme un artista, un artigiano, un designer, portato, se vuole, a impegnarsi in tutta la gamma delle creatività, dalle arti applicate a quelle più astratte e concettuali.
Leonardo Terzo

Questo articolo nasce per analizzare le emozioni e le sensazioni provate dopo la morte di mia madre, avvenuta nel mese di ottobre del 2023, e riferite soprattutto al ruolo delle fotografie e delle immagini della sua persona riferite a momenti piacevoli del passato.

Da premettere subito che tutta l’arte nasce dalla paura della morte, come diceva sempre il mio amico Andros, possiamo inoltre aggiungere che l’arte, come la vita, nasce per cercare di lenire un dolore.

Art never comes from happiness, e anche la fotografia trova la sua principale ragione d’essere nel tentativo di durare oltre il tempo di una semplice esistenza, attraverso la memoria e i ricordi, testimonianza condivisa dell’essere vissuti in questo povero mondo immondo, in pratica quello che in passato si cercava di ottenere attraverso la pittura e la scultura.

Dopo la perdita di mia mamma ho cercato di darmi da fare per superare il dolore del lutto, pulire la casa, mettere a posto gli armadi, eliminando capi che da decenni non erano utilizzati, conservando solo un po’ di abiti per alimentare il ricordo, andare spesso al cimitero e camminare nelle zone della mia infanzia e della mia gioventù.

Ricordi di Mamma Innocenza
Ricordi di Mamma Innocenza

I luoghi in parte erano parecchio cambiati, ma lì avevo trascorso il tempo più felice accanto a mia mamma, e a mio papà, e l’atmosfera mi aiutava a ricordarli ancora di più, come se gli anni non fossero passati, come se stessi tornando alla mia vecchia casa per trovarli ancora intenti nelle varie faccende domestiche e magari a litigare anche un po’, e soprattutto scegliere le foto da stampare per poi incorniciarle e metterle in ogni stanza dell’appartamento dove abito e dove ogni cosa chiaramente mi ricorda mia mamma.

Naturalmente ho scelto varie foto di quando mia mamma era ancora un po’ più in salute e aveva alcuni anni in meno, e ovviamente ho scelto quelle migliori. In queste immagini la sua espressione è sempre leggermente sorridente e comunque serena, come se in quei frangenti non fosse ammalata, ma anzi fosse quasi felice e compiaciuta del suo stato e dei momenti che stava vivendo. Questo è in parte dovuto al fatto che a causa della sua condizione mentale non si rendeva effettivamente conto della situazione e poi perché la fotografia coglie un attimo della nostra vita, e magari in quel frangente siamo proprio più contenti del solito.

Queste foto le reputo bellissime, tuttavia l’espressione serena, soave e quasi allegra di mia madre mi mette una certa ansia e mi crea anche una seria angoscia in quanto ogni volta che le guardo mi rendo conto della tragicità della realtà, infatti mia mamma non c’è più, e non ritornerà mai più.

Certamente guardare una foto di una persona cara, tipo la mamma, ora morta, di molti anni fa, è come fare un viaggio a ritroso nel tempo, come guardare una galassia lontana che ora non c’è più e la nostalgia che ne deriva è purtroppo un sentimento assai triste che evoca un profondo senso di perdita e irreversibilità del tempo.

Le fotografie sono come tesori che conservano momenti preziosi. Ogni dettaglio nella foto può essere un frammento di un ricordo: un sorriso, uno sguardo, un luogo. Questi dettagli possono essere fonte di conforto e connessione con il passato, ma al tempo stesso inducono l’esasperarsi di un atroce senso di malinconia.

Guardare foto di persone care defunte può essere parte del processo di elaborazione del lutto, e proprio per questo si acutizzano sentimenti di negazione, rabbia, tristezza e infine si spera che un poco alla volta si riesca anche ad accettare la grave situazione.

Mio papà Luciano nel 1984
Mio papà Luciano nel 1984

Il problema grave tuttavia è che con il passare del tempo le immagini, i ricordi, e gli eventi spiacevoli si accumulano. Affrontare la morte di un genitore è una delle esperienze più dolorose e traumatiche che una persona può vivere, e chiaramente il  dolore può riacutizzarsi quando si verificano eventi simili o quando si ricordano perdite passate, e le fotografie sono proprio sempre presenti a testimoniare le varie disgrazie. Ed è proprio quando si evocano i ricordi piacevoli e le esperienze condivise con i propri genitori che l’ansia e la commozione aumenta, di pari passo con la tristezza per i momenti e le persone che non possono più tornare tra noi.

Il legame tra emozioni malinconiche e fotografie che rappresentano eventi passati è quindi profondo e complesso. Questo legame può essere spiegato attraverso diversi fattori psicologici e emotivi. Le fotografie infatti catturano momenti della nostra vita, spesso associati a forti emozioni.

Quando guardiamo queste foto in seguito, possono evocare ricordi e emozioni legate a quegli eventi. Le emozioni connesse al passato possono variare quindi da felicità a tristezza, ma la malinconia spesso emerge quando si riflette su momenti passati che non possono essere più ripetuti o che sono cambiati nel corso del tempo.

La malinconia è spesso collegata alla nostalgia, che è un sentimento di desiderio per il passato. Le fotografie agiscono come potenti trigger per la nostalgia, poiché ci mostrano come eravamo e i momenti che abbiamo vissuto. Guardando le fotografie, si diventa inoltre consapevoli del passare del tempo e del cambiamento irreversibile al quale siamo purtroppo sottoposti.

Questa consapevolezza può suscitare sentimenti di perdita, poiché ci rendiamo conto che non possiamo tornare indietro nel tempo o recuperare ciò che è andato perso. Quando poi si confronta il passato rappresentato nelle fotografie con la realtà attuale, si può sperimentare una forte rottura emotiva che inevitabilmente può essere una fonte di estrema malinconia poiché mette in evidenza i cambiamenti nella vita, nelle relazioni o nell’ambiente che si sono verificati nel tempo.

Come ha scritto Robert Caputo, ogni giorno siamo inondati di fotografie, immagini di guerra e carestia, vittorie e sconfitte, gente famosa e famigerata, prodotti invitanti, splendide modelle, case ideali, organismi microscopici e stelle distanti, momenti importanti della storia e momenti che sono importanti solo per noi, ciascuna trasmette un’emozione forte, sia essa gioia, tristezza, pietà, repulsione, o il semplice ma indescrivibile piacere di guardare qualcosa che i nostri occhi e la nostra mente trovano attraente.

Le fotografie trasportano luoghi lontanissimi nelle nostre case e il passato nel presente. Tutti noi abbiamo album (o cassetti, se siamo disordinati) pieni di foto di persone care e di noi stessi quando eravamo più giovani. Le fotografie appagano il nostro desiderio di arte, ci fanno conoscere cose che non vedremo mai da vicino. E sono la nostra memoria. Delle innumerevoli fotografie che ci passano sotto gli occhi, solo poche, però, catturano la nostra attenzione e restano fra i nostri ricordi, immagini indelebili che spesso accentuano la nostra attuale infelicità.

La parola “fotografare” tradotta letteralmente dal greco, significa “disegnare con la luce”. La fotografia è infatti strettamente collegata con la luce. La luce che si riflette su una scena crea un’immagine, e costituisce un’energia che a sua volta stimola le nostre sinapsi, il nostro cervello e la nostra memoria.

Mia Mamma Innocenza nel 2015
Mia Mamma Innocenza nel 2015

Per tornare alle immagini di mia madre, quando le guardo mi sembra di vivere in una situazione estremamente surreale, in quanto da una parte c’è il piacere di vedere fisicamente la figura di mia madre, ma dall’altra la staticità della sua posizione e la permanenza della sua espressione soddisfatta e sorridente stridono enormente con la mia condizione estremamente triste, melanconica e ripeto parecchio angosciata.

L’effetto che genera la fotografia è proprio quello di rendere finalmente visibili, cose e ambienti sociali che prima erano, colpevolmente o meno, ignorate, e di conseguenza “trascurate”. Questo aspetto valoriale della fotografia può trasformarsi in vitalità o in tristezza. Lo stesso sentimento che possono suscitare luoghi spettrali ed edifici abbandonati, a maggior ragione può essere suscitato da un’immagine che appare soave, allegra e vitale, ma che in realtà fa trasparire una lugubre visione di morte, che ci rende assai tristi e desolati, soprattutto se la fotografia in questione è quella di mia madre sorridente che ti guarda dal freddo marmo cimiteriale della lapide che copre la sua tomba.

Per concludere voglio solo aggiungere che benché il mio motto sia sempre stato, – In tristitia hilaris, in hilaritate tristis – in questo caso di fronte alla grave perdita della mamma, dovrò dire – Cum enim grave damnum est, difficile est tristitiam aliquod gaudium ponere. –

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