In memoria di Andros, un grande genio naturalmente incompreso, un artista veramente fuori dal comune, della sua opera e della nostra tragica inquietudine.
“Amore e morte governano il mondo, come diceva il vecchio Freud; sono due facce della stessa medaglia, monete che ci servono per il commercio della nostra esistenza, dovrebbero essere sempre legali e non andare mai fuori corso.” Carl William Brown. Questo è stato uno dei miei ultimi commenti al libro di Andros – Elogio del suicidio. La morte come scelta libera e consapevole.-
Il servitore del genio non è che un povero medium, tra chi ancora quasi inconsciamente calpesta questa terra e chi, più amaramente e tristemente, ormai esausto di trascinare i suoi passi, consapevolmente se ne già andato chissà dove, scomparendo nel nulla.
Carl William Brown
Andros sapeva che l’arte non è che trasformazione della materia, e quando ha capito che era troppo stanco per continuare a creare geniali mataformosi, ha deciso di andarsene, trasformando per l’ultima volta la sua più intrinseca opera d’arte.
Carl William Brown
I geni sono meravigliosi libri scritti in una lingua sconosciuta, in un mondo di analfabeti.
Andros
“In fondo vivere è bello
se non hai niente di meglio da fare.”
Da “Un libro per riflettere”, di Andros
“Il tempo è lì; è sempre lì. Attende.
Aspetta il momento per dirti che sei finito, che non ti resta più aria da respirare, luce da vedere, suono da sentire.
Tu sai che la briciola di tempo che ti é stata data per sfamarti finirà, lo sai ancor prima di saperlo, ma nessuno, in questo mondo o negli altri, potrà mai dirti quanto piccola è la tua briciola.
Non ti resta che aspettare, anche tu come il tempo; attendere la tua personale fine del mondo, il tuo privato giorno del giudizio. Attimo dopo attimo, ora dopo ora, anno dopo anno.
È questa la vita?”
Incipit del romanzo Mondi Immondi di Andros
“Quel giorno la vita aveva voluto dispensarmi quattro preziose lezioni al prezzo di una, meglio di qualsiasi discount, il che è strano considerando gli alti costi dell’essere vivo ma a ben vedere, ho avuto modo, in più occasioni, di ricambiare il favore, pagando alla vita un prezzo esorbitante per l’aria che respiravo.”
4 al prezzo di 1 – Tratto dal libro di Andros “Il fuoco dell’arte.”
Più che elogio del suicidio, elogio della libertà di scelta, anche di quella più estrema. Oggi nel mondo ogni 40 secondi una persona commette suicidio: circa un milione di morti all’anno. La maggior parte di queste persone è costretta da una società ipocrita a ricorrere a metodi incerti e strazianti, perché quelli per ottenere una morte rapida e indolore non sono messi a disposizione di tutti, ma tenuti nascosti e resi illegali. La società si fregia della propria mancanza di compassione negando a chi non vuole più vivere il diritto di scegliere una morte più dolce, in nome di un rispetto della vita che si traduce in sopraffazione del più debole. Non si preoccupa di quelle vite, e ben poco può per prevenire quelle morti, si preoccupa solo di rendere inaccessibili tutti i mezzi in grado di garantire un trapasso certo e sereno, rendendo le sofferenze di chi si uccide un trofeo alla propria ipocrisia. Forse è giunta l’ora di infrangere il tabù del suicidio e di accoglierlo come uno dei tanti fatti della vita.
Tratto da ‘Elogio del suicidio’, di Andros.
Così il nostro caro Andros ora non c’è più. E’ andato ad arricchire quel numero tristemente macabro di un milione di morti all’anno, in compagnia di quelle persone che nel mondo ogni quaranta secondi si tolgono la vita. Per chi l’ha conosciuto e gli voleva anche bene è stato un brutto colpo, un’amara sorpresa, anche se ampiamente annunciata. Un artista che amava la vita, ma sapendo che si trattava di un’entità troppo infedele un bel giorno ha deciso di rendergli pan per focaccia e di farla finire, suicidandosi. Anche l’amore, che per Oscar Wilde era più forte della vita e della morte, non è bastato a farlo desistere, anzi gli ha fornito l’ultimo pretesto per scrivere un romanzo, che dal titolo richiama la famosa lotta freudiana tra eros e thanatos, appunto. Già, amore e morte che come diceva il grande Sigmund governano il mondo, peccato però che questo non sia che una povera discarica di rifiuti, il famoso cesso dell’universo di volteriana memoria; l’aspetto più drammatico poi è che il nostro Andros lo sapeva perfettamente, infatti scriveva: “Il mondo è un cesso… la cosa tragica è che a volte mi sembra di galleggiare.”
Ci ha lasciato un grande genio, un personaggio abile a fare qualsiasi cosa nel campo artistico, e soprattutto nell’arte della riflessione e della scrittura. Hélas, troppo sensibile per continuare a vivere, troppo fragile per resistere alle numerose tempeste dell’esistenza, come si evince da un suo ultimo post negli ultimi giorni di vita: “E anche oggi mi sono preso la mia dose di merda addosso, anzi doppia razione. Fino all’ultimo. Non c’è tregua, fino alla fine.” Mi dispiace molto perché avevamo collaborato in varie occasioni, e diciamo che io lo consideravo un’amico, ma ovviamente ero al tempo stesso consapevole che purtroppo non sarei mai riuscito a coinvolgerlo nei miei intenti, anche se ogni volta che ci sentivamo, comunque ci provavo. A più riprese gli avevo proposto altre collaborazioni, e se avesse accettato le mie idee, forse ci avrebbe anche guadagnato sotto vari punti di vista, invece aveva sempre voluto fare di testa sua, e le nostre potenzialità non si erano mai potute alleare in maniera più consistente.
Ogni tanto gli telefonavo, e ci scambiavamo le nostre opinioni, le nostre amarezze, le nostre battute, ma poi la cosa finiva lì. Devo aggiungere inoltre che è anche stato l’unico tra i vari artisti, scrittori e intellettuali che ho conosciuto, al quale ho confidato alcuni delle mie informazioni più segrete. Era certamente una persona eccezionale, assolutamente fuori dal comune, meritevole di grande stima, profonda ammirazione e che suscitava persino un po’ di invida per la sua incredible autonomia di lavoro e di pensiero. Ogni volta che pubblicavo un libro, glielo inviavo in forma elettronica, ed è stato sempre lui il primo a sapere che li avrei anche ritirati dal commercio e da tutti gli e-stores, per renderli liberamente scaricabili dai miei siti. Anche qui non eravamo d’accordo, lui preferiva cercare di venderli, anche se i suoi testi non erano proprio del tutto molto commerciabili. Devo anche dire purtroppo che non mi ha mai fatto avere copie dei suoi lavori, alcuni li ho acquistati, ma non molti, penso cinque, fino alla Storia dell’Artista, poi gli altri devo ancora recuperarli.
Mi ha sempre consentito di pubblicare nei miei siti alcuni suoi pezzi tratti dai suoi blogs con le relative immagini di alcune sue opere, e dal lontano 2006 l’avevo inserito nella mia associazione culturale online, il Daimon Club, assieme ad altri conoscenti comuni, anch’essi di spiccata e grandissima genialità. Cosa dire, la sua morte e i suoi lavori ci potrebbero offrire gli spunti e gli argomenti per innumerevoli e profonde analisi, sia sull’arte, sia sulla vita, sia sulla comunicazione, ma alla fine tutto questo non servirebbe a nulla, come non serve a niente l’arte, proprio perché completamente inutile per dirla sempre con Wilde, come la vita del resto, se non per alcuni per cui rimane uno sterile ma efficace stratagemma per fare un po’ di soldi e riuscire a sopravvivere più o meno dignitosamente o lussuosamente a seconda ovviamente dei casi e del successo che si riesce ad ottenere.
La sua vita ha sempre coinciso con la sua opera, la sua filosofia, il suo dolore, la sua libertà, la sua straordinaria indipendenza, e il suo isolamento, anche se aveva parecchi amici o forse è meglio dire conoscenti. Tuttavia il suo decesso dovrebbe far sentire un po’ tutti in colpa, non ultimo proprio lui stesso, anche se ormai non è altro che uno spirito, un fantasma dei nostri ricordi, che continuerà a inquietare i nostri pensieri, come del resto aveva sempre fatto attraverso le sue creazioni e i suoi scritti. Dicevo, un po’ in colpa perché la sua vicenda mette in risalto come alla fine nessuno di tutti quelli che ha conosciuto, compreso gli artefici delle varie amministrazioni, del mondo dell’arte, dell’editoria, della medicina e del sociale, sia riuscito a penetrare la sua forma di autismo, di isolamento, di genialità troppo fusa con la sua essenza e la sua strana umanità, alla fine nessuno è riuscito a prendersi cura di sé stesso e del prossimo, e in questo, ripeto, lui per primo.
E’ mancata quella forma di solidarietà, tanto auspicata dal Leopardi, forse macinata da una realtà troppo commerciale, che anche adesso che Andros non c’è più, ci obbligherebbe ad acquistare i suoi libri, se solo volessimo leggerli, e che di umano e di artistico, nel senso in cui io intendo la missione della comunicazione estetica e letteraria, non riesce più ad avere nulla di caloroso, ma conserva solo la freddezza e la sofferenza di un’arte morta, del suo funerale, come il caro amico, già da molti anni sosteneva e rappresentava in tutte le sue manifestazioni.Tuttavia la sua morte mi sembra una vera e propria apoteosi, una specie di sublimazione, la coronazione finale della sua vita artistica, anche perché Andros era un asceta profondo, un vero monaco assolutamente devoto alla religione della sua arte e del suo pensiero, coerente, geniale, ironico, triste e drammatico fino alla fine.
Ma non solo, la sua morte e il suo suicidio causato da una serie di problematiche esistenziali, psichiche, sociologiche ed economiche rappresenta in qualche modo il fallimento della nostra umanità, della nostra società e del nostro sistema politico ed educativo, perché è fuori di dubbio che un personaggio di questo livello avrebbe dovuto essere sostenuto, coinvolto ed aiutato in tutti i modi, perché rappresentava l’anima critica, geniale, bella e creativa del nostro squallido mondo immondo, e invece è stato obbligato ad andarsene nel peggiore e più drammatico dei modi, dandoci ancora una volta una grande lezione, certamente difficile da capire, ma che ci obbligherà a meditare a lungo su ogni cosa, e in questo non saremo soli, perché le sue idee e le sue parole, attraverso i suoi scritti, saranno sempre con noi.
E’ pur vero che il suo orgoglio non ci avrebbe sicuramente consentito di fargli la carità, mentre alleviare la sua situazione in modo più sostanziale non sarebbe stato di certo semplice per tutti noi, se non fossero state coinvolte delle realtà molto più grandi e invece da immenso artista qual era è stato lasciato solo a combattere contro la sofferenza, gli usi commerciali e il non senso della vita. Tuttavia Andros ne esce ancora una volta a testa alta, e il suo sacrificio non ha nulla da invidiare a quello degli eroi del periodo più mitico della nostra avventura terrena. Mentre la sua opera non verrà di certo sminuita o dimenticata con la sua morte, ma anzi non potrà far altro che risorgere sempre ad una nuova vita.
Un triste saluto, genio, mi mancherai, come mi è sempre mancata la tua volontà di collaborare con i miei progetti, se non consentendomi di farti un po’ di promozione attraverso i miei articoli, le mie pagine in internet e le mie provocazioni, come lo scritto in cui auspicavo che alcune delle tue opere fossero esposte nei musei vaticani e per tale ragione avevo proposto persino una causa e una sottoscrizione, che ovviamente non hanno avuto alcuna adesione.
P.S. Le pagine della mostra a lui dedicata nel lontano 2006 nel mio vecchio sito del Daimon Club sono state rimosse e con loro tutte le varie immagini. Andros ora non c’è più, prima sia lui stesso, sia il suo editore Çlirim Muça di Albalibri mi avevano consentito la loro pubblicazione, ma poiché non ho alcuna liberatoria scritta, ora che i diritti delle sue opere passeranno di mano, considerando anche che la sopra citata casa editrice è stata chiusa alcuni anni or sono, e le varie fotografie ora sono pubblicate con un altro editore, onde evitare spiacevoli rivendicazioni dovute al copyright, per sicurezza, è stato certamente più conveniente eliminarle. Per chi comunque volesse avere un’idea delle sue opere consiglio di visitare i suoi profili Instagram, le sue pagine Facebook o il suo blog Androsophy, perlomeno fino a quando rimarranno attivi, oppure ovviamente acquistare i suoi libri.
Ed ora per concludere questo articolo una breve poesia di John Donne che ci fa capire perché la morte del prossimo ci spaventi, ci inquieti e ci impoverisca al tempo stesso.
No Man is an Island
No man is an island entire of itself; every man
is a piece of the continent, a part of the main;
if a clod be washed away by the sea, Europe
is the less, as well as if a promontory were, as
well as any manner of thy friends or of thine
own were; any man’s death diminishes me,
because I am involved in mankind.
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; it tolls for thee.
MEDITATION XVII
Devotions upon Emergent Occasions
John Donne
Per scoprire meglio Andros potete leggere i seguenti posts:
Last but not least, se volete scoprire di più sulla sua arte, le sue avventure ed i suoi scritti, seguite questi links:
www.pinterest.it/androsophy/sculptures/
www.instagram.com/andros.art/?hl=it
www.facebook.com/andros.deadart/