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La funzione economica della Borsa

La funzione economica della Borsa

La funzione economica e finanziaria della borsa

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La Borsa, economicamente parlando, è un mercato organizzato e periodico (propriamente borsa di commercio), dove intermediari specializzati trattano contratti d’acquisto e vendita per determinati tipi di merci, servizi o strumenti finanziari, sotto l’osservanza di speciali norme. Il tipo di beni o di servizi che è oggetto della contrattazione caratterizza, anche nominalmente, quindi possiamo distingue tra borsa merci, borsa valori, borsa assicurazioni, e via dicendo.

Il termine deriva probabilmente da una piazza di Bruges, nella quale sorgeva il palazzo abitato fin dal 14° sec. dalla famiglia di mercanti veneti Della Borsa (Van der Burse). Nel 16° sec. si costituirono Borse ad Anversa e Amsterdam e, in Francia, a Lione; a Londra, su iniziativa di T. Gresham (1519-1579) fu aperto il Royal Exchange. La costituzione della Bourse de Paris avvenne, con decreto del re, nel 1724. Dalla fine del 17° sec. a Londra contrattazioni con quotazioni di azioni e titoli del debito pubblico avvenivano nei caffè di alcune vie (Change Alley e Lombard Street), dove gli agenti si riunivano per concludere i contratti. La Borsa valori di Londra (London Stock Exchange) fu aperta nel 1801. A partire dall’inizio del 19° sec., le Borse ebbero sede stabile e riconosciuta in edifici (detti pure Borse) con sale dove si svolgevano le contrattazioni. Le riunioni ufficiali per le contrattazioni avvenivano in giorni e ore stabiliti con il calendario di borsa.

L’italia dovrebbe capire che nei paesi più avanzati il sistema finanziario riesce a ridurre le problematiche inerenti il funzionamento della Borsa, attraverso diversi meccanismi che agevolano il collegamento tra risparmio e investimento.
Carl William Brown

La Borsa riveste una funzione economica fondamentale in quanto serve a far conciliare le esigenze di collocare il risparmio delle famiglie o degli imprenditori con le esigenze di investimento delle aziende e delle imprese, che cercano in questo modo di ampliare la propria capacità produttiva. Di norma l’investimento da luogo a uscite di cassa che temporaneamente eccedono i flussi di autofinanziamento dell’impresa che lo realizza, generando per quest’ultima un fabbisogno finanziario.

Le famiglie tendono a detenere una parte della loro ricchezza finanziaria in forma liquida poiché hanno l’esigenza di disporre tempestivamente di tali somme per far fronte alle spese correnti e a scelte di consumo legate a eventi imprevedibili. Tuttavia per una parte dei flussi di risparmio e della propria ricchezza esse possono decidere di acquisire strumenti finanziari caratterizzati da durata piu lunga e da un minor grado di liquidità per ottenere rendimenti piu elevati che consentano di mantenere o accrescere nel tempo il ioro potere di acquisto e quindi la capacità di consumo futura.

Al contrario, le imprese, per soddisfare i propri fabbisogni finanziari devono disporre di capitali per periodi di tempo lunghi e stabili. Ne deriva perciò che tra i due attori sussiste una certa incompatibilità, che di per se ostacolerebbe l’incontro tra domanda e offerta di fondi e di conseguenza ridurrebbe il volume degli investimenti produttivi e in linea di principio la ricchezza prodotta e il livello di benessere sociale.

Un secondo maggiore ostacolo all’incontro tra risparmio e investimento è rappresentato dalla scarsità dalle informazioni disponibili. Da un lato i risparmiatori non sono a conoscenza delle opportunità di investimento esistenti e delle loro caratteristiche di rischio e rendimento, dall’altro le società non posseggono informazioni adeguate sui soggetti che dispongono di risparmio e sulla loro propensione a finanziare investimenti in attività d’impresa, che per loro natura comportano l’assunzione di un certo grado di rischio. Sorge quindi la necessità di mettere in contatto risparmiatori ed imprese affinché si realizzi l’operazione di finanziamento.

Un terzo fattore che rende problematico l’incontro tra risparmiatori e imprese è riconducibile al fenomeno che gli economisti definiscono di asimmetrie informative. In sostanza, il management dell’impresa che intende realizzare un investimento ne conosce le caratteristiche di rischio e le potenzialità di successo in misura di gran lunga più completa e precisa di quella che potrebbe essere conseguita da un risparmiatore, anche esperto. Questa circostanza comporta due grosse problematiche: in primo luogo vi è il rischio che il management, approfittando della propria superiorità informativa, utilizzi i fondi del risparmiatore per conseguire vantaggi personali a scapito dell’interesse dell’impresa e dei suoi finanziatori: in secondo luogo può accadere che i risparmiatori, nel timore di essere ingannati da chi possiede maggiori informazioni, domandino per i propri fondi rendimenti talmente elevati da indurre il management a realizzare solo gli investimenti piu rischiosi scartando invece quelli più sicuri.

La Borsa è un elemento fondamentale del canale di intermediazione diretto. Questo mercato, nel quale vengono trattate prevalentemente azioni e obbligazioni, è costituito da due segmenti tra loro strettamente connessi: il mercato primario e il mercato secondario. II mercato primario rappresenta l’insieme delle operazioni di emissione e di collocamento dei titoli ed e il meccanismo per mezzo del quale si realizza il vero e proprio finanziamento, cioè il passaggio dei fondi dai risparmiatori alle imprese contro l’assegnazione di titoli di nuova emissione. I mercati secondari sono invece i meccanismi attraverso i quali dopo il collocamento avviene lo scamhio dei titoli tra i risparmiatori. La Borsa è il mercato secondario per eccellenza e si caratterizza perché presenta un elevato grado di organizzazione e stabilisce precise regole di funzionamento e di controllo a protezione dei risparmiatori.

Nel mercato primario un intermediario, con la propria reputazione e con l’analisi effettuata per la preparazione dell’emissione, svolge una funzione di certificazione della qualità dei titoli offerti e quindi concorre a risolvere i problemi di asimmetria informativa in precedenza ricordati. Inoltre, con il supporto di altri intermediari, in particolare le banche, contatta i potenziali acquirenti dei titoli, ponendo rimedio alle difficoltà di comunicazione incontrate dagli emittenti. Nei mercati secondari gli intermediari (banche e società d’investimento mobiliare) agevolano l’incontro tra domanda e offerta di titoli da parte dei risparmiatori e ne eseguono gli ordini di acquisto e di vendita.

Il contatto tra i risparmiatori individuali e i mercati si realizza efficacemente anche per l’intervento di organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi d’investimento, Sicav, fondi pensione e compagnie di assicurazione) che investono i fondi raccolti dai singoli sostituendosi a questi nella scelta degli strumenti finanziari e nella gestione del portafoglio complessivo. Anche in tal caso la funzione degli intermediari, definiti investitori istituzionali, è di rimediare ai problemi di informazione e di valutazione derivanti dalla crescente complessità e articolazione degli strumenti finanziari e al tempo stesso di ridurre i costi dell’investimento, traendo vantaggio dalle economie conseguenti alla dimensione dei loro investimenti.

Articolo riassunto da un testo di Francesco Cesarini e Paolo Gualtieri La Borsa Il Mulino Bologna

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