MPS, la banca più longeva al mondo e i suoi ultimi guai finanziari, soprattutto per i suoi azionisti, con links a risorse su trading, finanza e investimenti.
It’s an extremely good thing that money sometimes changes hands.
Carl William Brown
A Natale dobbiamo essere tutti più buoni, non più deficienti!
Carl William Brown
La Banca Monte dei Paschi di Siena (abbreviato in MPS), nata nel 1472 come monte di pietà per dare aiuto alle classi disagiate della popolazione della città di Siena, è la più antica banca in attività ed è ritenuta anche la più longeva al mondo. Ora, dopo una storia così gloriosa di supporto alle classi meno abbienti, ha pensato, da qualche anno a questa parte, che forse era giunto il momento di invertire la sua rotta, e così ha iniziato ad interpretare il suo nuovo ruolo nel misero scenario drammaturgico della nostra nazione, aiutata in questo da tutti gli squali finanziari del vecchio e del nuovo mondo.
Carl William Brown
Partendo dal presupposto che è sicuramente una buona cosa che il denaro talvolta cambi di mano, e chiaramente consapevoli che gli omicidi, oltre ad essere una delle nobili arti, sono anche un ottimo metodo per ottenere, tra gli altri, anche questo scopo, mi soffermerò in questo scritto, appunto su queste ed altre tematiche prendendo come spunto le tristi e atroci vicende di una banca toscana. Riflettendo un po’ sull’andamento in borsa della storica e famosa Banca Monte dei Paschi di Siena, sorta nel 1472, e oggi a capo di un gruppo di rilevanti dimensioni, che si colloca ai primi posti in termini di debiti e operazioni sciagurate, che hanno portato il prestigioso istituto a perdere decine di miliardi e letteralmente a fottere migliaia di risparmiatori, (gli unici che ci guadagnano in questo merdaio finanziario sono i suoi managers e i vari conniventi politici), mi vengono alla memoria le buone anime di Calvi e Sindona, che però all’epoca furono saggiamente ed eticamente tolte di mezzo, ovvero i due grandi truffatori furono splendidamente ammazzati! Quindi, voglio dire, forse ci sono ancora speranze anche ai nostri giorni, considerando pure il fatto che nel lungo periodo saremo tutti morti. E’ altresì vero che anche in questo “affair” c’è stato un morto, un capo della comunicazione, forse suicidio, forse altro, ma visto la situazione i managers di queste associazioni per delinquere andrebbero eliminati tutti.
Ma veniamo all’ultimo aumento di capitale di ben 5 miliardi del giugno 2014. Prima di questa operazione le azioni MPS avevano un valore di 24,6 euro ciascuna. 100 titoli corrispondevano dunque a un capitale di 2.460 euro. La ricapitalizzazione ha fatto sì che il valore di ogni singola azione venissime diviso in due parti: una relativa alle azioni della banca post-aumento, un’altra relativa ai diritti di opzione (1 euro per i titoli di nuova emissione, 214 nuove azioni ogni 5 possedute). Le nuove azioni, al 9 giugno, valevano 1,54 euro, mentre i diritti d’opzione avevano un valore di 23,1 euro. Totale: 24,6 euro. Il problema nasce a causa della natura dei diritti d’opzione, strumenti aventi una scadenza. Una volta terminata la ricapitalizzazione (20 giugno) non varranno praticamente più niente. A questo punto gli azionisti hanno davanti due scelte: sottoscrivere i nuovi titoli, partecipando de facto all’aumento, o vendere i diritti d’opzione che però, negli ultimi 2 giorni sono colati a picco. Per cui chi non ha sottoscritto l’aumento e non ha venduto in fretta ha perso quasi tutto, chi ha venduto con ritardo ha perso un bel po’, e chi ha sottoscritto l’aumento si ritrova oggi (20-12-2014) con delle azioni che valgono 0,46 euro.
Certamente i meccanismi di questi aumenti iperdiluitivi sono ben noti: si sono manifestati, per fare solo qualche esempio, nei giorni delle ricapitalizzazioni di Unipol e Fonsai nel 2012 e ancora prima all’epoca delle ricapitalizzazioni di Pirelli Re e Seat Pagine Gialle. Sul fatto che l’aumento Mps ricada in questa categoria non ci sono dubbi: le nuove azioni saranno così 5 miliardi, contro i 116,8 milioni in circolazione in precedenza. Il copione, dunque, era già scritto. Bene, se pensate che solo nel maggio del 2014 un’azione valeva 28 euro, potete ben capire la colossale rapina portata a termine nei confronti degli investitori, perlomeno quelli medio-piccoli, che non possono lucrare sulle disavventure della banca, scommettendo in continuazione sul ribasso dei suoi titoli.
Il rinomato Istituto di credito dovrebbe quindi aver debiti per più di 10 miliardi, ma di certo nessuno sa quanti sono, e se 500 anni di gloriosa storia hanno inziato a sgretolarsi con l’acquisizione della banca Antonveneta pagata in contanti dal prode Mussari per oltre 10 miliardi, il tonfo di MPS è attribuibile anche ad una serie di varie altre operazioni rischiose, trading sui mercati finanziari per moltiplicare i profitti, che però non vanno come sperato e così la nostra organizzazione a delinquere di folli incapaci accumula sempre nuove perdite. Tra i big italiani del settore la banca è quella che ha il carico più elevato di perdite sui crediti che non accennano a smaltirsi. Anche i conti della prima parte del 2014 dicono che le svalutazioni sui prestiti si mangiano ben oltre il 60% dei margini della banca.
E per contrastare tutto questo sfacelo, non bastano neanche i prestiti di vari miliardi da parte dello Stato, che poi come al solito ricadranno come spese sulle povere spalle dei cittadini, finiranno per aumentare il debito pubblico e quindi anche le varie tasse. Ma nel frattempo il popolo italiano che cosa fa, un cazzo, come al solito però lo fa bene. E i giornalisti, i professori di economia, di finanza, i politici e tutti i vari amministatori, inclusi quelli della giustizia, cosa fanno, in effetti non molto, se non cercare di sopravvivere e di lucrare la loro parte analizzando, commentando e spiegando la legge falsa. Lo stesso fanno anche i devoti cristiani del nostro clero, che dovendo pure anch’essi mangiare la loro porzione, hanno sempre il sostegno del nostro grande Papa, che non perde un’occasione per augurare appunto un buon pranzo.
Per concludere è bene ricordare che un’azione della banca nel 2006-2007 valeva ben 500 euro e nel 2010 poteva ancora contare sulla discreta cifra di un centinaio di euro, e poi pian piano il crollo, fino alle sconvolgenti quotazioni odierne. Per cui possiamo certamente fare un paragone tra l’andamento della nostra impresa e la situazione attuale della nostra nazione, non una penisola ma di certo un’isola che fa un’immensa pena. Per carità, gli scandali e la corruzione in Italia non sono mai mancati, partendo dai tempi degli antichi romani, passando per varie truffe e super-truffe, per giungere alla moderna tangentopoli con la relativa inchiesta di mani pulite, o ancora alle più contemporanee vicende di corruzione, criminalità e malaffare note sotto il nome di “mafia capitale”, ma sicuramente se vogliamo fare dei confronti, tutto questo non è che il gioco di ingenui bambini dell’asilo e di oneste educande delle Orsoline, se riferito ai colossali inganni dei grandi managers del nostro sistema politico, economico, industriale e finanziario.
Un rimedio non è di certo facile da trovare, e anche se le oraganizzazioni dei lavoratori si ostinano a portare ancora in alto la loro bandiera, il nostro futuro è ormai segnato, qui tra qualche anno gli italiani non avranno più il becco di un quattrino e diventeranno gli umili servitori, se non schiavi degli stranieri, magari cinesi, i quali non sembrano poi così interessati ai sindacati o alla spiegazione dei dieci comandamenti da parte del celebre attore, anch’esso toscano, proprio come la banca di cui sopra, Roberto Benigni, che per l’impresa, foraggiato dalla nobile industria culturale dell’informazione di stato ha preso circa 4 milioni di euro. Eh, sì, è proprio vero, alla fine qualcuno ci guadagna sempre, e il denaro passa di mano, la qual cosa non sarà poi nemmeno così negativa, ma ci vorrebbe almeno una giusta misura, e non una sciagurata politica criminale e finanziaria di accumulazione dei capitali nelle poche mani dei soliti stupidi privilegiati.
Carl William Brown
P.S. A Dicembre del 2014, in una lunga intervista al giornale tedesco Borsen Zeitung, il presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena ha detto che l’ipotesi più probabile per risolvere i problemi di MPS è quella di un’aggregazione; con una banca straniera o italiana non ha molta importanza, purché, ha tenuto a precisare, vengano tutelati gli interessi di tutti gli stakeholder. Se guardiamo al valore delle azioni in borsa di questa “bad company” degli ultimi anni, queste affermazioni sembrano delle battute a tutti gli effetti, quindi penso proprio che gli investitori dovranno prepararsi a fare due risate, considerando però che, come diceva Baudelaire, il riso e il pianto non sono altro che due facce della stessa medaglia.
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http://www.businessweek.com/articles/2013-04-16/nomuras-alleged-crime-could-help-monte-dei-paschi
http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/monte-dei-paschi-di-siena/
http://www.panorama.it/economia/aziende/mps-aumento-capitale-azionisti/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/12/mps-tutti-i-guai-dellaumento-di-capitale-che-ha-creato-il-caos-in-borsa/1024832/
http://www.wsj.com/articles/banca-monte-dei-paschi-wins-fresh-2-5-billion-in-capital-commitments-1415136886
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