Idee, parole, metafore e riflessioni
 
Aforismi Celebri

Poesie celebri e poeti famosi

Poesia, poesie e poeti, l'arte delle parole.
Poesia, poesie e poeti, l’arte delle parole.

Poesie celebri e poeti famosi. Il poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca se stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per conservarne soltanto la quintessenza. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto – e il sommo sapiente!
Jean Arthur Rimbaud

Ce sont des vérités sombres qui apparaissent dan l’oeuvre des vrais poètes; mais ce sont des vérités et presque tout le rest est mensonge.
Paul Eluard

La poesia viene incontro all’uomo come consolazione nella forma della bellezza e permette che perfino l’orrido sia amato e contemplato: essa rende compatibili, nella perfezione della figura, il disgustoso e il sublime.
Salvatore Natoli

Alla gente comune non interessa il pensiero dei poeti, men che meno le loro opere, ai poeti veri d’altro canto non interessa molto delle sorti degli abitanti di questo lurido pianeta! Per dirla con Cecco Angiolieri, Se fossi il fuoco, brucerei il mondo; se fossi il vento, lo colpirei con tempeste; se fossi l’acqua, lo annegherei; se fossi Dio, lo farei sprofondare.
Carl William Brown

Un’opera non è di un autore, e nemmeno la vita lo è.
Carmelo Bene

Il poeta deve essere consapevole dell’ovvia verità che l’arte non migliora mai, anche se il materiale dell’arte non è mai completamente lo stesso.
T. S. Eliot

Un poeta è un usignolo che siede nell’oscurità e canta per rallegrare la propria solitudine con dolci suoni.
Percy Bysshe Shelley

Una poesia comincia con un nodo alla gola; una nostalgia di casa o una malattia d’amore. È un tendere verso l’espressione; uno sforzo per trovare soddisfazione. Una poesia completa è quella in cui un’emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole.
Robert Frost

Poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono e, soprattutto, urgenza, vita, sofferenza. È flusso dell’insofferenza d’esserci. È risuonar del dire oltre il concetto. È l’abisso che scinde orale e scritto.
Carmelo Bene

Vedrai che i poeti sono rari, poiché la natura fa sì che sian rare quelle cose che sono anche preziose e luminose.
Francesco Petrarca

Il poeta vede, al tempo stesso e da un punto solo, ciò che è visibile a due, isolatamente.
Boris Pasternak

La poesia si avvicina alle verità essenziali più della storia.
Platone

Il ricordo è poesia, e la poesia non è se non ricordo.
Giovanni Pascoli

I poeti sono gli ignorati legislatori del mondo, diceva Shelley; frase che ben si intona con quella divertente riflessione di Carl William Brown ispirata da Valéry che affermava: “Il vero genio è sconosciuto, sono i fessi invece ad essere molto popolari”. Forse anche perché il poeta, come diceva Ortega, comincia dove finisce l’uomo. Ed ecco dunque riaffiorare il famoso tema della vita in morte e della morte in vita! L’ideale che si scontra con il reale avvicina lo spirito dei poeti di buon grado al surrealismo, che come diceva Henry Miller è semplicemente il riflesso del processo della morte; una manifestazione di una vita rivolta verso l’istinto, un virus che accelera la fine inevitabile, ma che, aggiungo io, ci lascia in eredità qualcosa di magico e di ben più longevo delle nostre misere, labili e silenziose esistenze.
Carl William Brown

Ovunque io vada, scopro che un poeta è già stato là prima di me.
Sigmund Freud

Il poeta deve essere consapevole dell’ovvia verità che l’arte non migliora mai, anche se il materiale dell’arte non è mai completamente lo stesso. Dev’essere consapevole che lo spirito dell’Europa, lo spirito del suo paese (e ben presto egli deve imparare che tale spirito è molto più importante del suo, individuale) è in continuo movimento, ma che tale movimento è fatto in modo che nulla viene abbandonato en route, che né Shakespeare né Omero e neppure i graffiti degli artisti del periodo Magdaleniano vanno mai in pensione. Tale movimento, chiamiamolo processo verso una maggiore complessità…
Tradizione e talento individuale.
T.S. Eliot (Il Bosco Sacro)

Il poeta è assimilabile al grande sciamano, al supremo interprete dell’universo, tanto che per M. Arnold la letteratura e la poesia non sono altro che la vera forma di epsressione della religione. Dunque il poeta viene talvolta paragonato al folle, proprio perché il suo modo di esprimersi non viene inteso dalla gente comune e perché d’altro canto in genere non è molto rispettoso nei confronti del potere. Il poeta trasforma la nostra essenza, i nostri desideri, le nostre ansie, le nostre paure, le nostre rimostranze in un grande sogno onirico, soltanto che nel fare questo egli rimane perfettamente sveglio e desto! Quello che per la gente ordinaria è infatti possibile soltanto durante il sonno, per il poeta è possibile in ogni momento della giornata. Dunque anche il nonsense ed il caos dell’assurdo talvolta sono celebrati nelle poesie, tanto da risultare dei veri e propri divertimenti linguistici, come ci ricordano per esempio le limericks inglesi di Edward Lear, che offrono di sicuro un serio effetto umoristico.

La poesia del resto anche per Platone non è pratica della ragione, ma è quasi una forma di delirio, di religione, di illusione. Il tardo Platone delle leggi giungerà persino a proporre una serie di norme restrittive e censorie dell’attività dei poeti, applicazioni che non servono ai nostri giorni dove è il mercato a occuparsi di fare in modo che la poesia rimanga ai margini della società. In effetti la poesia suscita una certa tristezza ed una certa inquietudine che mal si adattano alle moderne e tecnologiche paure di fine millennio. Forse perché come diceva Leopardi la poesia per essere tale deve suscitare qualcosa di lontano, quindi deve essere necessariamente melanconica e nostalgica, proprio perché la felicità è sempre o passata o futura, ma mai presente. Ecco forse perché l’uomo contemporaneo che invece vorrebbe essere felice ora e subito non la gradisce molto.

Certo la poesia a volte diventa triste e scomoda proprio perché non fa altro che rivelarci la tremenda solitudine dell’uomo, e la fugacità di quelle cose che solamente gli possono arrecare un po’ di sollievo in questo difficile cammino che è la vita umana. La poesia insomma non riesce a scalfire quello che anche per Kant è il male più grande dell’uomo, l’egoismo intrinseco della specie e spesso non fa altro che rivelare a chi la frequenta la terribile solitudine dell’artista, il tragico dolore dell’uomo e le enormi difficoltà di comunicazione tra gli esseri viventi. E’ in definitiva quasi sempre un disperato tentativo di condivisione che si perde negli sterminati e gelidi silenzi dell’universo, ma, per riprendere e parafrasare ancora Lamb, in ogni caso il suo tentativo è uno di quelli più altamente umani e significati.

La poesia in ogni caso, come riteneva Coleridge, è del tutto simile alla filosofia e quindi deve anch’essa insegnarci a morire attraverso le grandi invenzioni dell’intelletto e del linguaggio, solo così infatti potremo meglio gustare il fatto di essere ancora vivi, anche se moribondi. La poesia inoltre essendo in genere una forma di espressione breve se riesce a trattare nel giusto modo certi argomenti si avvicina enormemente allo stile aforistico e sfruttando al meglio tutte le potenzialità retoriche della parola riesce spesso anche a farci divertire. Per questo dunque in questa sezione cercheremo di raccogliere una serie di poesie che per un motivo o per l’altro possano aiutarci ad affrontare la vita in una forma più gioiosa, serena e scanzonata, ma nache più critica!

In pratica, unendo lo spirito di amore e morte presente in tutta la poesia romantica e non solo, alla grande melanconia elegiaca della tradizione classica, mescolando poi il tutto con una sana indignazione satirica e burlesca e ad uno spietato e logico buon senso riuscieremo così ad ottenere delle vere e proprie poesie umoristiche velate di genialità e di un certo umorismo nero. Di sicuro il compito non sarà facile, ma ad assisterci avremo un grande spirito dell’oltretomba che ci verrà in soccorso, di tanto in tanto uscirà dalla fatidica grotta degli indovini per confortarci e consigliarci, pertanto è con una grandissima stima e simpatia che non indugiamo oltre ed accogliamo salutando e ringraziando colui che è ben più di un giullare, vale a dire il maestoso erede del becchino, scortato dal suo inevitabile spirito immortale!

Se poi per esempio alcuni poeti come l’Aretino fanno del sesso un oggetto di riso, secondo la grande tradizione romana e greca, Carl William Brown fa della metafora dell’attacco al forte un grido di allarme e di protesta destinato a coinvolgere la stupida autorità dell’umana vanità. Infine, sempre prendendo spunto dagli scritti poetici dell’Aretino che talvolta risultano essere poco chiari, non devono però mai farci dimenticare la lampante evidenza della nostra poco limpida coscienza.

GLI UOMINI VUOTI

Siamo gli uomini vuoti / Siamo gli uomini impagliati / Che appoggiano l’un l’altro / La testa piena di paglia. Ahimé! / Le nostre voci secche, quando noi / Insieme mormoriamo / Sono quiete e senza senso / Come vento nell’erba rinsecchita / O come zampe di topo sopra i vetri infranti / Nella nostra arida cantina / Figure senza forma, / ombre senza colore, / Forza paralizzata, gesto privo di moto; / Coloro che han traghettato / Con occhi diritti, all’altro regno della morte / Ci ricordano – se pure lo fanno – non come anime / Perdute e violente, ma solo / Come gli uomini vuoti / Gli uomini impagliati…

T.S. Eliot


‘A MAMMA

Chi tene ‘a mamma
è ricche e nun ‘o sape;
chi tene ‘o bbene
è felice e nun ll’apprezza

Pecchè ll’ammore ‘e mamma
è ‘na ricchezza
è comme ‘o mare
ca nun fernesce maje.

Pure ll’omme cchiù triste e malamente
è ancora bbuon si vò bbene ‘a mamma.
‘A mamma tutto te dà,
niente te cerca

E si te vede e’ chiagnere
senza sapè ‘o pecché,
t’abbraccia e te dice:
“Figlio!!!”
E chiagne nsieme a te.

Salvatore di Giacomo (Napoli, 12 marzo 1860- Napoli, 4 aprile 1934).


IL MIO SCOPO

Sognare il sogno impossibile
Combattere contro il nemico invincibile
Sopportare una pena intollerabile
Correre dove l’audace non osa andare
Riparare un danno irreparabile
Amare, puro e casto, da lontano
Tentare quando la stanchezza mi prende la mano
Raggiungere la stella irraggiungibile
Questo è il mio scopo …

JOE DARION


LE VOYAGE (se termine)

Ô Mort, vieux capitaine, il est temps! levons l’ancre!
Ce pays nous ennuie, ô Mort! Appareillons!
Si le ciel et la mer sont noirs comme de l’encre,
Nos cœurs que tu connais sont remplis de rayons!

Verse-nous ton poison pour qu’il nous réconforte!
Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe?
Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau!

Charles Baudelaire


PICCOLA MORTE DAL RIDERE

Va, sfreccia leggero pettinator di comete!
L’erba al vento sarà la tua folta chioma;
dal tuo occhio spalancato scaturiranno
fuochi fatui, prigionieri di sciagurate teste…

I fiori del sepolcro, definiti passioni,
accresceranno l’eco del tuo riso atterrito…
E le miosotidi, quei fiori di segrete…

Non dargli peso: le bare dei poeti
per i becchini non sono che stolti giochi,
custodie di violino suonano vuote melodie…
Ti crederanno morto – idioti borghesi –
Va, sfreccia leggero pettinator di comete!

Tristan Corbière  Les Amours Jaunes


NCOPP A STA TERRA

“Te pare luongo n’anno
e passa ambressa;
quann’è passato se ne va luntano;
ne passa n’ato
e quanno se n’è gghiuto
corre pur’isso nzieme a chillo ‘e primma,
e nzieme a n’ati cinche
vinte
trenta
se ne vanno pe ll’aria
ncoppa ‘e nuvole”.

Eduardo De Filippo

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