Non serve a niente essere vivi, se bisogna lavorare.
André Breton
Questo secolo di pedagogia proletaria predica la dignità del lavoro, come uno schiavo che calunnia l’ozio intelligente e voluttuoso.
Nicolás Gómez Dávila
Al ministero della pubblica istruzione così come agli altri, del resto, ci sono sempre degli incapaci, in questo modo i governi sono sicuri che le cose non miglioreranno mai e così chi ha il potere potrà continuare a conservare i propri privilegi.
Carl William Brown
Non siamo nati per lavorare incessantemente, carichi di rabbia, senza fermarci mai, con la sensazione che ci manchi qualcosa, come se avessimo buttato via la nostra vita, mentre ci affrettiamo verso la morte in preda a un senso di inadeguatezza.
Banana Yoshimoto
Said Mr Adams, of the education, teach? at Harvard? Teach? It cannot be done.
Ezra Pound
Mi piace il lavoro, mi affascina completamente; potrei rimanere seduto per ore e ore a guardare qualcuno che lavora.
Jerome Klapka Jerome
Il lavoro, molta forza buttata al vento, e troppi spostamenti che non conducono da nessuna parte. (Per chi non lo sapesse, il lavoro è appunto forza per spostamento, fisicamente e stupidamente parlando.)
Carl William Brown
Per i ricchi il lavoro è visto come fonte di profitto e realizzazione, per i poveri deve essere visto come obbligo, svago, impegno sociale, volontariato, ecc.
Carl William Brown
By three methods we may learn wisdom: first, by reflection, which is noblest; second, by imitation, which is easiest; and third, by experience, which is the most bitter.
Confucius
Education is an admirable thing, but it is well to remember from time to time that nothing that is worth knowing can be taught.
Oscar Wilde
I forget what I was taught. I only remember what I have learnt.
Patrick White
Education: the inculcation of the incomprehensible into the indifferent by the incompetent.
John Maynard Keynes
If it is understandable that so much energy and effort should be devoted to the scientific study of intelligence, it is somewhat bewildering to find the much more common, actually dangerous and potentially devastating phenomenon of stupidity totally neglected.
James F. Welles
La tematica del lavoro è sicuramente centrale per qualsiasi uomo di buona volontà, la quale si lega ovviamente a quelle dello sfruttamento, dei privilegi, della disuguaglianza, della disoccupazione, dell’educazione e della stupidità. L’etica del lavoro è l’etica degli schiavi, diceva già il grande Russell, e il mondo moderno non dovrebbe avere bisogno di schiavi, ma ahimè è l’epoca della storia dell’umanità in cui ce ne sono di più. Questa pedagogia del lavoro che nobilita l’uomo pertanto ha qualcosa che non va, come a sua volta c’è qualcosa di marcio e di malato nel mondo della scuola, che vorrebbe preparare tutti al mondo del lavoro, ovvero della schiavitù contemporanea.
Senza dilungarci troppo e citare Seneca o altri filosofi che hanno elogiato l’ozio, mi basterà fare alcune digressioni letterarie e chiaramente educative, questo per legarmi a sua volta alla richiesta di alcuni sindaci di posticipare l’inizio della scuola a ottobre, così da favorire il turismo, e non solo aggiungo io; opinione da me largamente condivisa a più riprese, in quanto è cosa ben risaputa che i momenti più prolifici dell’attività didattica della scuola sono il periodo natalizio, quello pasquale e le vacanze estive, praticamente quelli dove si rimane a casa. Ma i nostri sudici e stupidi politici hanno fatto delle leggi e bisogna rispettarle, quindi dobbiamo recarci in questi luoghi dove si coltiva l’imbecillità per almeno 200 giorni all’anno, in modo appunto da prepararci in maniera adeguata al mondo del lavoro, una stupida forza per un inutile spostamento, come ho scritto in un mio aforisma dedicato alla fisica.
Da considerare ancora che George Bernard Shaw sosteneva che la schiavitù umana ha toccato il punto culminante alla nostra epoca sotto forma di lavoro liberamente salariato, ma quelli erano bei tempi, ora i carnefici che sono di turno nei vari governi vorrebbero far lavorare la gente senza neanche pagarla, e allora a questo punto è meglio la guerra e infatti tante zone del nostro pianeta sono in conflitto, sotto le banali giustificazioni di motivazioni più o meno religiose. Come già sosteneva Bertrand Russell nel suo libro dal presuntuoso titolo La conquista della felicità, “Uno dei sintomi dell’arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro.” Già, ma nella nostra società andiamo oltre i sintomi, anche perché deve essere ben chiaro a tutti che il lavoro non solo non è importante, ma è altresì estremamente dannoso e nuoce gravemente alla salute, proprio come il fumo, la droga e la scuola.
Se vogliamo anche sentire il parere di Schopenhauer arriviamo più o meno alle stesse conclusioni: “Un vantaggio inestimabile il possedere sin da principio tanto da poter vivere comodamente in vera indipendenza, cioè senza lavorare, anche nel caso ciò sia possibile soltanto per la propria persona e senza una famiglia. Ciò significa l’esenzione e l’immunità dal tormento e dall’indigenza inerenti alla vita umana, significa cioè l’emancipazione dal chinar la testa, che è destino naturale per i figli della terra. Solo con un tale favore del destino possiamo nascere come uomini veramente liberi, poiché solo così si è davvero sui juris, signori del proprio tempo e delle proprie forze, e si può dire ogni mattina: “il giorno è mio”.
Ecco, ora passiamo a Stevenson che nella sua apologia dell’ozio afferma: “I libri sono una bella cosa a modo loro, ma sono un ben misero surrogato della vita. E’ un peccato star seduti, come la lady di Shalott, a scrutare uno specchio, e voltare le spalle al tumulto affascinante della realtà. E se un uomo legge molto, ricorda il vecchio proverbio, ha poco tempo per pensare.” e poi continua “provate a ricordare i tempi della vostra scuola, sono sicuro che non rimpiangerete le intense, vivide, istruttive ore in cui avete marinato le lezioni. Piuttosto cancellereste volentieri certi opachi momenti, in classe, vacillanti tra il sonno e la veglia. Per quanto mi riguarda ai miei tempi ho assistito ad alcune buone lezioni. Ricordo ancora che il roteare della trottola è un caso di stabilità cinetica, che l’enfiteusi non è una malattia, ne lo stillicidio un crimine.
Eppure anche se non rinuncerei volentieri a questi brandelli di scienza, non mi sembrano importanti quanto certi rimasugli della mia vita vagabonda, quando marinavo la scuola. Non è ora il momento di dilungarsi su quell’eficacissimo luogo di educazione, la strada, che fu la scuola favorita dei Dickens e dei Balzac, e che produce ogni anno molti grandiosi maestri di Scienza della Vita. Basti dire che se un ragazzo non è in grado di imparare qualcosa dalla strada, non è in grado di imparare nulla. D’altronde chi marina la scuola non sta sempre in strada, se vuole se ne può andare in campagna, attraverso i sobborghi rigogliosi di giardini. Può capitare in un boschetto di lillà accanto a un ruscello, e fumarsi la pipa ascoltando la canzone dell’acqua sulle pietre. Un uccello canterà nel folto. Ed egli potrà abbandonarsi a una corrente di pensieri benevoli e vedere le cose in una nuova prospettiva. Se questa non è educazione, che cosa lo è?”
Ma, dico io, senza arrivare a marinare la scuola, se questa durasse meno, quante cose affascinanti si potrebbero fare, e senza andare in campagna potremmo andare al mare o in montagna, conoscere gente, divertirci e quanto meno risparmiarci un po’ di quella insulsa noia che riempie i nostri fatiscenti edifici scolastici. Infatti se vogliamo ancora prestare attenzione alle parole di Stevenson ci accorgeremmo che quanto scriveva nel 1877, è oggi ancora più che mai valido, vero e di estrema attualità. “E’ indubbio che la gente dovrebbe starsene molto in ozio in gioventù. Sebbena capiti qualche volta che un Lord Macaulay concluda la scuola con tutti gli onori pur restando intelligente, quasi tutti i ragazzi pagano care le proprie medaglie, tanto da rimanere per sempre senza risorse, e iniziano la vita da una situazione fallimentare. E ciò vale per tutto il tempo in cui un giovane educa se stesso o tollera che altri lo educhino.”
Già, ma se noi non andassimo al lavoro o a scuola, o in tutti questi fottutissi luoghi, come farebbero i nostri politici a non fare un bel niente dal mattino alla sera e a guadagnare tutti quei bei soldi che ci fregano. E’ chiaro che dobbiamo darci da fare, e così come aveva ben notato anche Nietzsche nella sua Gaia Scienza è meglio fare una cosa qualunque che niente, infatti ci si vergogna del riposo e il riflettere a lungo provoca quasi dei rimorsi. Ecco la vera insulsaggine che va diffondendosi nel mondo moderno e per agevolarla, il calendario scolastico deve essere composto da almeno 200 giorni, viceversa come si farebbe ad educare tutti questi giovani alla stupidità dell’epoca contemporanea. In effetti potremmo starcene qualche giorno in più in tutta tranquillità, ma come diceva Miller, pensando e basta c’è il rischio di mandare tutto in malora, e probabilmente ci sarebbe gente che ritornerebbe in ufficio e farebbe saltare le cervella al proprio capo, per prima cosa.
Comunque svegliarsi è dura, anche perché la parte più felice di un uomo, se vogliamo dar retta al Dottor Johnson, è quella che egli trascorre giacendo sveglio a letto la mattina, e quindi siccome noi non possiamo essere felici, dobbiamo alzarci di buon ora ed andare a scuola o a lavorare, ad eccezion fatta, naturalmente, per i disoccupati, che però tra un po’ non avranno più nemmeno i soldi per poter vivere. Insomma, tradizionalmente l’espansione delle vacanze è sempre stata guardata con sospetto dalle autorità, le quali appunto temono per la loro incolumità, e poi se loro devono fare la bella vita, ci deve pur essere qualcuno che si sacrifica, o no?
In ogni caso, sappiano i nostri politici, il ministro dell’istruzione e tutti gli artefici dell’educazione, che come scriveva appunto ancora il nostro amato e lucido Stevenson: “Si pensa che tutta la scienza sia in fondo a un pozzo o in cima a un telescopio. Saint-Beuve, invecchiando, giunse a considerare tutta l’esperienza come un unico grande libro, nel quale studiare per qualche anno, prima di andarcene da qui. Gli sembrava la stessa cosa leggere il capitolo XX, che è il calcolo differenziale, o il capitolo XXXIX, che è ascoltare la banda ai giardini pubblici”.
Carl William Brown
Chiunque pratichi la non azione è occupato a non essere occupato.
Lao Tzu
Che terribile errore del nostro mondo, pensare che la fatica, il lavoro sia una virtù. Né l’uno né l’altra, ma piuttosto un vizio. Cristo non lavorava.
Lev Tolstoj
Il lavoro è l’ultima risorsa dei coglioni.
Sebastiano Vassalli
Viviamo in un’epoca di superlavoro e di sottocultura; un’epoca in cui le persone sono talmente laboriose da diventare completamente stupide. E, sebbene possa sembrare duro a dirsi, non posso fare a meno di dire che gente del genere merita la sua sorte. Il metodo sicuro per non sapere niente della vita è cercare di rendersi utili.
Oscar Wilde
Fatica da bestia fa crescere il mucchio, ma rende triste la vita.
Epicuro
Siamo arrivati a un tal grado di imbecillità, da considerare il lavoro non solo come onorevole, ma persino come sacro, mentre non è che una triste necessità.
Remy de Gourmont
Qualunque stronzo è capace di trovarsi uno straccio di lavoro; invece ci vuole cervello per cavarsela senza lavorare.
Charles Bukowski
La democrazia divide gli uomini in lavoratori e fannulloni. Non è attrezzata per quelli che non hanno tempo per lavorare.
Karl Kraus
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