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Sogno, mamma, morte e memoria

Sogno, mamma, morte e memoria

Sogno mamma morte e memoria
Sogno mamma morte e memoria

Sogno, mamma, morte e memoria, un articolo sui sogni, con riferimento alla mamma, la malattia, la morte, la memoria, la sofferenza e un certo masochismo onirico.

Una fotografia di mia madre da giovane, dallo sguardo sereno, sorridente e sognante, recuperata dopo la sua morte a novant’anni, mi riporta ad un tempo di cui non ho memoria, mi immagino bambino tra le sue braccia senza tristi ricordi, senza pensieri astrusi, senza ragionamenti intricati, senza incubi, senza paure del futuro e rimpianti del passato, ed avverto un’atroce, spasmodica e desolante depersonalizzazione, consapevole ormai di vegetare in una terra desolata senza alcun conforto.
Carl William Brown

Sognare il sogno impossibile, combattere il nemico invincibile, sopportare il dolore insopportabile, correre dove l’audace non osa andare. Correggere l’errore irreparabile, amare il puro e il casto al di là di tutto sforzandosi quando le braccia sono troppo stanche, di raggiungere la stella irraggiungibile. Questa è la mia ricerca: seguire questa stella per quanto senza speranza, per quanto lontana, combattere per il giusto senza domande nè soste, voler avanzare nell’inferno per una causa celeste. Ed io so che se sarò unicamente fedele a questa gloriosa ricerca, il mio cuore giacerà in pace tranquillo. Quando io sarò seppellito, il mondo sarà migliore per questo, perchè un uomo indegno e ferito, si sforzerà ancora con la sua ultima oncia di coraggio, per raggiungere la stella irraggiungibile.
Joe Darion

Se Freud avesse avuto a disposizione i sogni di mia madre sarebbe diventato ancora più grande di quel che è stato.
Carl William Brown

Alcuni critici affermano che la letteratura aforistica non è molto attraente perché non aiuta a evadere, tanto meno a sognare, ma al contrario è una lucida osservazione della realtà, è un confronto-riflessione con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Ma non è forse questo il sogno più grande, quello di migliorare concretamente la nostra misera condizione terrena?
Carl William Brown

Non ho mai superato il trauma di essere venuto al mondo, non mi è mai piaciuta la stupidità dell’universo, e figuriamoci se potrò mai accettare il dolore per la morte di mia madre.
Carl William Brown

“Il pazzo è un sognatore sveglio”. Krauss dichiara che “la pazzia è un sogno sognato mentre i sensi sono svegli”. Schopenhauer chiama i sogni una breve follia e la follia un lungo sogno. Hagen descrive il delirio come vita onirica prodotta non dal sonno ma da malattia. Wundt scrive: “Noi stessi, in realtà, possiamo sperimentare nei sogni quasi tutti quei fenomeni che si verificano nei manicomi”.
Sigmund Freud

Lo scrittore e filosofo greco antico Artemidoro di Daldi, grande maestro nell’arte divinatoria, interprete di sogni e visioni con scopi scientifici e didattici, sosteneva che il sogno è un movimento o un’invenzione multiforme dell’anima, che segnala il bene o il male futuri. Stando così le cose, l’anima predice tutto ciò che accadrà con il passare del tempo, prima o poi, confermando una famosa sentenza più moderna del noto economista inglese John Maynard Keynes, che aveva giustamente previsto che nel lungo periodo saremo tutti morti.
Carl William Brown

Sognare di volare
Sognare di volare

Dopo la fine del tempo, madre, ci ritroveremo nella realtà del sogno che non esiste, nel mondo delle illusioni scomparse; saremo felici, sereni, in pace, e finalmente potremo godere di ciò che non siamo.
Carl William Brown

Il lavoro onirico ha ridotto a un livello di indifferenza non solo il contenuto ma spesso anche il tono emotivo dei miei pensieri. Si potrebbe dire che il lavoro onirico determina una repressione di affetti.
Sigmund Freud

La fede nei sogni profetici ha molti seguaci, perché può basarsi sul fatto che in futuro certe cose si realizzeranno davvero, proprio come il desiderio, nel sogno, le aveva costruite. Ma c’è poco di cui sorprendersi, e tra il sogno e il suo compimento, di regola, ci sono grandi lacune che la credulità dei sognatori ama trascurare.
Sigmund Freud

Anche nei sogni meglio interpretati è spesso necessario lasciare un punto nell’oscurità, perché nel corso dell’interpretazione ci si accorge che in quel punto inizia un groviglio di pensieri onirici che non può essere districato, ma che non ha contribuito in alcun modo al contenuto del sogno. Questo è quindi l’ombelico del sogno, il punto in cui sprofonda nell’ignoto.
Sigmund Freud

Riflessioni e pensieri sul sogno. Secondo la Qabbalah, Dio nella sua essenza più intima e nascosta, viene indicato come “L’Infinito” (En Soft), del quale nulla può essere scrutato né detto; perciò egli viene anche indicato come il “Nulla” (Ajin) o con espressioni più metaforiche, come la “Lunga Faccia”, “Il Santo Vecchio” e altre. Lo Zohar o Sefer Zohar (Libro dello splendore) è l’opera più rilevante per profondità speculativa, quella che costituisce il fulcro e il culmine della quabbalah medievale. Per i mistici della quabbalah l’universo è intessuto di simboli che conducono gradatamente all’essere reale, il quale non è più un segno, ma l’ultima segnaterra, la “Grande cosa significata”: in questo orizzonte, insegna lo Zohar, non esiste divaricazione tra il segno artificiale e la cosa significata, perché l’uno come l’altra sono al tempo stesso realtà e sogno, esteriorità e interiorità, sensibilità e astrazione, vita e morte. E’ il principio della “coincidentia oppositorum” di Ficino che ci ricorda il confine sfumato tra il bene ed il male di Nietzsche, o l’unione tra etica ed estetica di Ayer e Wittgenstein; in pratica è il terreno paludoso e contraddittorio del linguaggio e della nostra stupida umanità come sostiene appunto il mistico Carl William Brown.

L’oniromanzia o interpretazione dei sogni è un’arte antichissima che ha avuto i suoi cultori in tutte le epoche della storia. Così tutti i più grandi geni letterari si sono cimentati con il sogno, l’arte e la fantasia, a cominciare da Socrate e Platone che grazie al loro Daimon, genio protettore, ricevevano in sogno preziosi consigli. Grazie ai sogni e alle premonizioni, tutti i grandi poeti hanno alimentato i desideri e la fantasia dell’umanità, diventando così dei veggenti e rischiarando la strada verso la felicità. Il sogno, il sonno e la morte, tematiche da sempre al centro della riflessione artistica furono esaltate nell’ottocento, creando appunto il mito dell’eroe romantico e più tardi decadente.

L’eterna tematica dell’amore e della morte sfociava così nei famosi istinti di vita e di morte Freudiani, dando vita ad una nuova disciplina, che ispirata sia da grandi poeti del passato come William Shakespeare, sia dal metodo dell’associazione di idee, avrebbe portato fondamentali innovazioni nel mondo culturale e scientifico del novecento. Riprendendo così la complessa simbologia del linguaggio, dei miti, del folklore, e delle fiabe, i cultori della disciplina si guadagnarono una fama mondiale, ridonando allo stesso tempo un’immenso valore alla creazione fantastica, letteraria, poetica, e artistica in genere, tanto che lo stesso Freud alla fine sostenne che lo psicoanalista ideale dovrebbe essere, più che un medico, un’intellettuale umanistico. Questa realtà ha anche portato per assurdo ad una eccessiva medicalizzazione della disciplina, ormai retaggio di mediocri scienziati più inclini alla stupidità che non ad un’umana genialità.
Carl William Brown

Sogni e memoria
Sogni e memoria

Non ho mai sognato molto, anzi quasi per niente, o per meglio dire al risveglio non mi ricordavo di aver sognato. Certo, in alcune occasioni capitava, i soliti sogni ordinari dei comuni mortali, più raramente qualche brutto sogno, ma niente di preoccupante. Tuttavia in questa riflessione non voglio soffermarmi più di tanto sulle mie esperienze oniriche, di cui magari avrò modo di parlare in un altro articolo, ma piuttosto brevemente su quelle di mia madre.

Mia mamma si sognava spesso, penso tutte le notti, e quando non aveva altri impegni, quindi verso un’età non più giovanissima, al mattino apriva il cassetto del comodino e prendeva un libretto di interpretazioni dei sogni, sul tipo della smorfia napoletana, sebbene più sintetico, cercava il riferimento e leggeva la spiegazione e poi naturalmente si preoccupava, perché in genere i suoi sogni, come la sua vita, non erano belli, anzi, diciamo pure il contrario, ad eccezione di quando si sognava di volare.

Io naturalmente, che non ho mai creduto a tutte queste teorie sulle interpretazioni dei sogni, quelle di Freud e soci comprese, benché il grande Sigmund sia uno dei miei autori preferiti, e fatta naturalmente eccezione per quanto riguarda l’attività onirica legata al pensiero irrazionale, incosciente e patologico, stupidamente mi arrabbiavo un po’, e talvolta le facevo riporre anche il libretto, anche se mi facevo raccontare il contenuto del sogno in questione.

Comunque prima di concludere questo sintetico testo, per approfondire brevemente la questione onirica farò alcuni esempi sulle tipologia di sogni più frequenti che possono riguardare la gente comune, con anche qualche riferimento a mia madre e a me stesso.

Per una persona abbastanza sana di mente, tranquilla e soddisfatta in genere sono abituali i sogni di volo, e questo caratterizzava spesso i sogni di mia mamma, sia anche i miei, solo che nel mio caso io volavo a pochi centimetri dal terreno, quasi come in una sorta di lievitazione magnetica, ed anche piuttosto velocemente, mentre mia madre volava proprio nel cielo, come un uccello.

E poi ci sono i sogni nostalgici, di ricordi, di inseguimento, di disorientamento, di fallimenti, di perdita, oppure quelli che ripetono situazioni quotidiane pertinenti al soggetto e si svolgono nei luoghi di lavoro o di studio, come potrebbe essere una scuola, ma sono ovviamente più confusi, magari più fantasiosi o paradossali e via dicendo. Tuttavia mia madre era una grande lavoratrice, una perfezionista, ma soprattutto incline a stati ansioni, particolarmente apprensiva, insoddisfatta e predisposta ad una certa depressione, per cui i suoi sogni col passare degli anno divennero più turbati, più problematici e ovviamente anche più drammatici, senza tuttavia eliminare quelli classici e più comuni.

Quando poi ha sviluppato una patologia mentale, verso i 75 anni, un misto tra il Parkinson, la demenza senile e chissà quale altro disturbo, si è rilassata del tutto, ed era oniricamente tranquilla e sempre di predisposizione estremamente bonaria, pur non essendo più in grado di fare alcunché, compreso il badare a se stessa, infatti l’ho assistita per più di 12 anni con l’aiuto ovviamente di una badante, e in certe situazioni anche più di una, e l’ausilio dei farmaci e della fiosterapia.

Col passar degli anni ha perso completamente la capacità di camminare, benché se sorretta è riuscita per un lungo periodo a fare ancora alcuni piccoli passi, e quindi non solo l’equilibrio che gli era venuto meno sin dall’inizio, ed infine anche la facoltà di parlare ad eccezione di alcune brevi parole, però affettivamente era ancora presente, quasi sempre soorridente, se escludiamo gli ultimi periodi terminali, e le fasi acute con il covid e altri disturbi, sembrava una bambina piccola, dal viso rotondo e senza rughe, e anche se non riconosceva le persone, dava comunque l’impressione di non essere nemmeno ammalata.

Mamma, sogni e ricordi
Mamma, sogni e ricordi

Mia madre è morta l’anno scorso, alcuni mesi dopo aver compiuto i 90 anni e naturalmente mi manca moltissimo, anche perché io le ero profondamente legato, essendo poi figlio unico, non sposato, avendo vissuto con lei per tutta la vita, e soprattutto nei lunghi anni della malattia, posso quindi dire che con la sua scomparsa, una buona parte della mia già scarsa voglia di vivere se n’è definitivamente andata con lei. E qui giunge la mia riflessione sui sogni.

Senza entrare in questioni fisiologiche o neurologiche mi sento di affermare che queste esperienze vissute nel sonno, ma anche talvolta nel dormiveglia, sono profondamente legate al passato e stimolano in modo profondo e chiaramente anche subconscio i nostri ricordi, che si legheranno per forza di cose al nostro presente e alla nostra vita futura. Se dovessi individuare le parole chiave dei sogni, pertanto direi memoria, ricordi, e quindi mancanza e desiderio di qualcosa che al momento non c’è, e in molti casi non potrà mai esserci di nuovo.

Il cervello quando sogna lavora in una fase atavica della nostra storia umana, senza i controlli evolutivi presenti in genere per le persone sana nelle fasi di veglia, tanto da far dire appunto che nella vita onirica trionfa l’inconscio, il caos e la follia. Nella mia situazione tutto ciò è molto connesso ad una cospicua sofferenza esistenziale legata soprattutto al mio carattere, alla mia struttura cerebrale e ad una quasi patologica sovrabbondanza di attività del pensiero.

Mia madre non esiste più, vive ancora in me, nel mio cervello, nei miei geni, in varie manie del mio carattere, e soprattutto nei miei ricordi, nei miei pensieri, ma questo con il sogno purtroppo non ha molto a che vedere, se non con il desiderio di poterla rivedere ancora in vita, illusione assolutamente e fisicamente irrealizzabile, e poco sollievo mi potrebbe portare il sognarla di notte, anzi l’evento non sarebbe altro che un rafforzamento del mio dolore, però, visto il mio masochismo, non posso negare di sperare di sognarmela in una buona rappresentazione e di ricordami bene tutto ciò di cui potrebbe essere protagonista.


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