Storie brevi e significative. Natale comincia proprio bene.
E’ la notte del 25 Dicembre. In una misera stalla a Betlemme, un remoto paesello disperso in mezzo al deserto, Maria e Giuseppe sono in piedi da ore, stanchi, davanti alla culla posticcia fatta di paglia e sterpi, ove dimora il bimbo Gesù, coperto appena da un piccolo drappo bianco e candido. Il bimbo geme tremante mentre un bue e un asinello ansimano quel minimo necessario per garantire un po’ di tepore, quanto basta appena per sopravvivere al gelido inverno. Orde di curiosi e persone noncuranti del disagio della Sacra Famiglia prendono d’assalto e senza tregua il neonato, portando in dono misere cose, quel poco che potevano permettersi. Qualcuno dei convenuti narra di Erode, che ha sguinzagliato i suoi soldati per massacrare tutti i bimbi maschi della zona. Fa freddo, e fra pastori, pecorelle, angeli e semplici curiosi c’è una ressa della madonna, una calca bestiale. E fu allora che accadde il miracolo. Il bimbo Gesù, poco più che neonato, disse le sue prime, sante parole: “Ma che Natale di merda, quest’anno”.
Mauroemme
Dedicato a tutti gli idioti…
Quando Gandhi studiava giurisprudenza all’Università di Londra aveva un professore, Peters, che non lo sopportava; Gandhi, però, non era tipo da lasciarsi intimidire. Un giorno il professore stava mangiando nel refettorio e Gandhi gli si sedette accanto. Il professore disse: Signor Gandhi, lei sa che un maiale e un uccello non possono mangiare insieme?
Ok Prof, sto volando via… rispose Gandhi, che andò a sedersi a un altro tavolo.
Il professore, profondamente infastidito, decise di vendicarsi al successivo esame, ma Gandhi rispose brillantemente a tutte le domande. Allora decise di fargli la domanda seguente: Signor Gandhi, immagini di stare per strada e di notare una borsa; la apre e vi trova la saggezza e molto denaro. Quale delle due cose tiene per sé? Certamente il denaro, Prof. Ah, io invece al posto suo avrei scelto la saggezza. Lei ha ragione Prof; in fondo, ciascuno sceglie quello che NON ha! Il professore, furioso, scrisse sul libretto la parola IDIOTA e glielo restituì. Gandhi lesse il risultato della prova e tornò subito indietro. Professore, Lei ha firmato l’esame, ma si è dimenticato di mettere il voto!
Natale è sempre Natale
Un bambino vorrebbe tanto avere l’albero di Natale, ma il povero padre non può comprarlo. Il tempo passa e il Natale si avvicina. Il bimbo è sempre pi triste e malinconico, in tutte le case dei suoi amichetti ormai arrivato un albero, solo la sua rimane spoglia. Così un giorno il papà, stanco di sentire il figlioletto piagnucolare, gli dice: “Non piangere pi piccolo mio, ci ho pensato a lungo e ho deciso di accontentarti. Anche se sono povero, ora esco, e ti prometto che al ritorno avrò con me un meraviglioso abete, e senza spendere un soldo”.
Così dicendo l’uomo afferra una scure da boscaiolo, si mette gli scarponi da neve e un pesante pastrano, ed esce da casa con passo deciso, dirigendosi verso i lontani monti innevati. Fischiettando soddisfatto, il genitore ritorna dopo appena dieci minuti, e con in spalla un bellissimo albero natalizio, che colloca in soggiorno. Il figlioletto molto stupito gli chiede: “Ma babbo, come hai fatto ad abbattere quel grande abete così in fretta?”. “Non l’ ho tagliato figlio mio, l’albero l’ ho preso al supermercato qui all’angolo”. “Al supermercato? Ma allora perché ti sei portato dietro l’accetta?”. “Sciocchino, l’accetta serviva per non pagare l’albero”.
Bilbo Baggins
L’integralista del Natale
Sei il vero integralista del Natale? Sei il più pericoloso di tutti. Per te a Natale bisogna rispettare scrupolosamente ogni rito e tradizione. Già la settimana prima inizi a controllare la casa dove avverrà lo scambio di doni. Se non c’è l’albero, lo porti tu e lo arredi, se non c’è il presepe, lo fai, se il padrone di casa è ateo, nascondi la grotta di Betlemme nel freezer, l’importante è che ci sia. Inizi a massacrare tutti con telefonate del tipo mi raccomando non regalare una vestaglia a mamma che gliela regalo io, e non scordarti il bambolotto a Serena perché io le regalo la sciarpina. Pedini di nascosto i parenti per accertarsi che facciano gli acquisti giusti. Controlli anche il Natale dei limitrofi, ad esempio ti fai mandare una polaroid del presepe dalla famiglia della fidanzata, o telefoni al tuo dentista chiedendogli perché non ha ancora comprato il panettone. Scegli il menù della cena. Ti presenti con un centrotavola natalizio formato da un bosco di abeti, grappoli di palle e una candela alta un metro che, accesa, ammorba l’aria. Da questa abetaia escono spesso scoiattoli che rubano la frutta. Obblighi i bambini a leggere la poesia, i grandi a cantare Silent Night, il nonno a raccontare il Natale sotto le bombe. Tieni tutti inchiodati a tavola fino a mezzanotte. A mezzanotte, distribuisci tu i regali uno alla volta. Ogni volta il donatore deve spiegare i motivi profondi della sua scelta, e il ricevente deve esternare con un breve discorso la sua gratitudine. Ogni venti regali si canta Astro del Ciel e si mangia un torrone. In una famiglia di dieci persone, questo tipo di distribuzione può durare fino alle sei di mattina. All’alba, se sei anche religioso, trascini tutti a messa, se sei laico li costringi a fare un giro in slitta. Se c’è neve bene, se no si va sull’asfalto. Per difendersi da questo pericoloso individuo, alcune famiglie passano le festività in baite di montagna o, chi può, sulle isole tropicali, ma tu non demordi. Se vedete sull’aereo per i Caraibi un uomo con un albero di Natale e una valigia di panettoni, sappiate che è un’integralista del Natale che sta per colpire a distanza. E Dio non voglia che, per un ritardo, dobbiate passare il Natale in volo con lui.
Stefano Benni
Il Presepe
Sono cominciati i primi “gingles” natalizi, con tante palle da comprare e alberelli da abbattere. Io vi invito a fare il nostro vecchio e caro Presepe. Ho saputo che a Napoli, la capitale delle statuette di terracotta, hanno preparato nuovi personaggi da mettere sul vostro Presepe, e vi invito a rivolgervi al vostro negoziante per dare aria nuova all’antica tradizione. Qualche suggerimento: dalle montagne di cartapesta dov’e’ tracimato il fiume di stagnola che e’ precipitato sul laghetto inquinato fatto con lo specchio, si ergono piccole case abusive condonate. L’autostrada, bloccata dai metalmeccanici è baipassata dagli agricoltori lucani che non vogliono le scorie e si avvicinano alla Stalla davanti alla quale pascolano mucche pazze, polli alla diossina e Agnelli spompati. Negozianti che hanno chiuso per la concorrenza dei supermercati arrivano dalla parte opposta su stradine dove qua e là esercitano piccoli artigiani in via d’estinzione e parecchie prostitute. Qualche batuffolo d’ovatta imita la neve e il freddo delle case senza gasolio. Nella capanna c’e’ San Giuseppe e la sua solita sega, per la Madonna! E il bambino, sorridente, agita le manine e in un pugnetto stringe la pillola anticoncezionale. Sopra tutti, in un tripudio di angeli, vola San Silvio che dal suo elicottero benedice sorridendo la folla festante e uno striscione sotto di lui recita: “Non ci faremo intimidire” Buona notte.
Aldo Vincent
Il diavolo e il cavallo
Un cavallo era legato a un palo, ma il diavolo lo vide e lo slegò. Il cavallo si avvicinò al campo del contadino e iniziò a rovinare il raccolto. Il contadino si arrabbiò, prese un fucile e uccise il cavallo. Poi anche il proprietario del cavallo si arrabbiò, prese un fucile e si vendicò del contadino. La moglie del contadino vide questo è uccise il proprietario del cavallo. Il figlio del proprietario uccise, per vendetta, la moglie del contadino. I parenti della donna uccisero questo tizio e gli bruciarono la casa…
La gente chiese al diavolo: perché hai fatto tutto questo?
Il diavolo rispose: Credo di non aver fatto niente di sbagliato, io ho solo lasciato andare il cavallo.
Il diavolo fa solo cose semplici e innocenti e il resto lo facciamo noi stessi. Sa che il male è intrappolato nei nostri cuori. Per questo dobbiamo riflettere attentamente prima di agire. Ricorda: la parola ha potere, pensa prima di agire e pensa prima di parlare.
Eremo di Sant’Elia
Il topolino
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. “Che cibo ci sarà?” – si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi. Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: – “C’è una trappola per topi in casa! C’è una trappola per topi in casa!” Il pollo alzò la testa e disse: “Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto.” Il topolino andò dal maiale dicendogli, “C’è la trappola per topi in casa! C’è la trappola per topi in casa!” Il maiale con empatia disse: -“mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c’è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere.” Il topolino allora andò dalla mucca: -“C’è una trappola per topi in casa! C’è una trappola per topi in casa!” La mucca disse, “Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba.” Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola. Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola. Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d’urgenza all’ospedale, con la febbre alta. Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l’ingrediente principale della zuppa. La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino. La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza. La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio. Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita. Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda. “Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te.”
Ernest Hemingway
Coltivare il proprio giardino
“So anche,” disse Candido, “che dobbiamo coltivare il nostro orto.” “Avete ragione,” disse Pangloss, “quando l’uomo fu posto nel giardino dell’Eden, ci fu posto ut operaretur eum, perché lo lavorasse; il che dimostra che l’uomo non è nato per il riposo”. “Lavoriamo senza ragionare”, disse Martino, “è l’unico modo per rendere sopportabile la vita.”
Tutta la piccola compagnia approvò questa lodevole proposta; ciascuno si mise a esercitare i propri talenti. Il piccolo pezzo di terra fruttò molto. Cunegonda era, in verità, molto brutta; ma divenne un’ottima pasticcera; Pasquetta ricamò; la vecchia si occupò della biancheria. Persino frate Garofalo si rese utile; fu un ottimo falegname e diventò anche un galantuomo; e Pangloss diceva qualche volta a Candido: “Tutti gli eventi sono connessi nel migliore dei mondi possibili; perché se voi non foste stato cacciato da un bel castello a gran calci nel sedere per amore di Madamigella Cunegonda, se non foste capitato sotto l’Inquisizione; se non aveste percorso l’America a piedi, se non aveste assestato un bel colpo di spada al barone, se non aveste perso tutti i montoni di Eldorado, non sareste qui a mangiare cedri canditi e pistacchi. “Ben detto”, rispose Candido, “ma dobbiamo coltivare il nostro orto.”
Voltaire, Candide, ou l’optimisme.
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